“TOP10”: Libri gotici non “anglosassoni” #2

Come va, bella gente? Rieccomi con un altro appuntamento con dieci libri ritenuti gotici che però non sono stati scritti dai sempre prolifici autori anglo-sassoni. (Qui l’episodio precedente). Anche stavolta abbiamo nomi e testi noti accanto ad altri decisamente più misconosciuti. Spero apprezziate e chissà che non troviate qualche spunto!
Come al solito, i miei commenti non vanno presi troppo sul serio e ci sarà qualche spoiler.

Justine o le disavventure della virtù (Justine ou les Malheurs de la vertu, 1791) di D. A. S. De Sade

Questo titolo compare spesso se si cercano gotici non in inglese, e la cosa è preoccupante. Certo non viene nominato per meriti letterari, perché è orrendo. L’unico motivo per cui lo si ricorda, penso, è perché è sostanzialmente un porno e che all’epoca fece scalpore – e non me ne stupisco.

In sostanza c’è questa Justine che nella sua vita incontra quasi solo pervertiti violenti e sessualmente disturbati che la stuprano e che si dedicano a orge sia etero- che omo-sessuali. Nel mezzo, le fanno dei predicozzi filosofici per convincerla che nella vita è meglio essere malvagi e seguire i propri interessi egoistici e che non c’è niente di sbagliato nell’essere dei depravati violenti. Dall’inizio alla fine non c’è che questo. Ora, capite perché non me la sento di annoverarlo tra i capolavori. Fosse anche una lettura “importante” come rappresentante del genere gotico o erotico, fa proprio schifo di base, quindi non la consiglio neppure in quanto tale. Siamo a inizio febbraio e ho già un vincitore per il libro più brutto dell’anno. Probabilmente anche tra tutti quelli letti nella vita si piazza in fondo. Non mi stupisco che il cognome dell’autore sia stato utilizzato per coniare il termine “sadico”, perché doveva essere davvero disturbato.

Piacere nella lettura: ⭐
Qualità narrativa: ⭐
Goticità: ⭐⭐⭐


La urna sangrienta o El panteón de Scianella (1834) di Pascual Pérez Rodríguez

Autore valenciano che è stato tra i principali “apportatori” del gotico in Spagna, Pérez Rodríguez ci propone quello che è effettivamente un romanzo intriso di tutti i topoi del genere. La dimora dagli oscuri sotterranei, le apparizioni spettrali, i personaggi libidinosi, la virtù femminile minacciata… c’è perfino il religioso malvagio, che però non fa assolutamente nulla di ciò che dovrebbe fare un religioso. Voglio dire, un abate non dovrebbe avere un monastero di cui occuparsi? Boh, qui ha solo il titolo e nient’altro, proprio solo perché era obbligatorio inserire quella figura. Che non si capisce perché sia spietata. Così, a caso. Inoltre, due terzi dei personaggi hanno una doppia identità. E le coincidenze improbabili si sprecano. Altra nota: un fissato della regola dello “show, don’t tell” potrebbe avere un colpo apoplettico leggendo questo libro. L’autore non ci sta narrando una storia, ce la sta riportando come noioso resoconto. Neppure il solito pretesto del “l’ho trovata in un vecchio manoscritto” giustifica tanto tedio. Alle volte non ho capito quando dai flashback si passava al tempo presente e la cronologia degli eventi mi è tuttora oscura (lo ammetto, non mi sono neanche sforzato di impegnarmi). E il voler ridurre tutto a una spiegazione razionale rende la storia ancora più assurda che se ci fosse stato un fantasma vero. Strappa giusto un sorriso per la sua ingenuità. Insomma, vi sto parlando di un romanzo che neanche mi è piaciuto? Fantastico.

Piacere nella lettura: ⭐⭐
Qualità narrativa: ⭐⭐
Goticità: ⭐⭐⭐⭐⭐


Noite na taverna (1855) di Álvares de Azevedo

Un celebre – ma non dalle nostre parti – autore brasiliano ci ha lasciato questa raccolta di brevi racconti nella quale dei personaggi sufficientemente avvinazzati narrano eventi del passato che hanno qualcosa di misterioso, orrifico, inspiegabile o semplicemente cruento.
La qualità delle storie varia, ma suppergiù il livello si mantiene. Non posso consigliare questo libro piuttosto corto in maniera spassionata, perché lo ritengo di qualità media: carino, ma certo non eccellente. Tuttavia, come approccio a una letteratura, quella brasiliana, generalmente negletta, va più che bene. Anche come esempio di gotico mi pare calzante: non molto spiritico, forse, ma parte già con tutte le premesse giuste, ovvero un gruppo di persone che riportano eventi raccapriccianti. Passato e presente si intersecano poi nel finale, arrivando alla frase conclusiva del libro, un epilogo semplice quanto incisivo che ho trovato perfetto, dopo la notte di violenza che si è consumata: “a lampara se apagou”. Ideale per questo genere, non trovate?

Piacere nella lettura: ⭐⭐⭐1/2
Qualità narrativa: ⭐⭐⭐
Goticità: ⭐⭐⭐⭐


I racconti meravigliosi (1899-1900) di Egisto Roggero

Ammetto la mia ignoranza: ho conosciuto questo libro solo grazie a Benny di Il verbo leggere. Come dice lei nella sua recensione, le brevi storie della raccolta non raggiungono mai veri livelli di terrore. Tuttavia, è filata che è un piacere ed è stata una lettura inconsueta e rilassante. Poi, certo qualche sorriso te lo strappa. Ad esempio, stupisce la quantità di malattie improbabili presentate come “comunissime” per giustificare eventi misteriosi, soprattutto nei racconti non propriamente gotici. Le ambientazioni di certi altri, però, sono perfettamente in linea con il genere e, pur trasudando italianità, risultano credibili e affascinanti. Lo scheletro base delle trame è il seguente: si narra di qualcosa di orrorifico –> il protagonista assiste a un evento misterioso –> ne deduce che aveva a che fare con le leggende sentite in precedenza. Molto basic, vero? Prevedibile, perfino. Ma io non sto a fare il difficile. E poi, da buon patriota (ma quando mai?) volevo una rappresentanza italica in questa Top. L’italiano ricco di termini desueti è oltretutto consono alle atmosfere cupe e antiche.

Piacere nella lettura: ⭐⭐⭐⭐
Qualità narrativa: ⭐⭐⭐
Goticità: ⭐⭐⭐⭐


Racconti agghiaccianti (1907-1921) di Gustav Meyrink

Questo non è il titolo di una pubblicazione originale, ma quello di una raccolta italiana di storie brevi del famoso scrittore austriaco, di cui ho già parlato relativamente alla sua opera più famosa, Il golem. Se in tale romanzo gli eventi narrati non erano mai del tutto chiari e molto era lasciato alle interpretazioni e alla fantasia del lettore, ciò è in parte vero anche per i racconti. C’è da dire che scopo di Meyrink, in molti casi, era far ridere – e con me non c’è riuscito molto – o perlomeno fare satira – e qui forse posso trovarmi d’accordo. A me, detta francamente, le storie che avevano tale obiettivo sono quelle che hanno sconfinferato meno. Credo invece che quelle che non mescolano l’horror e il grottesco con l’umoristico siano le più riuscite. La maschera di gesso è probabilmente il top: pur presentando elementi surreali, non scade mai nel ridanciano; e, diciamolo, quanto sa essere raccapricciante? Anche L’urna di S. Gingolph è un piccolo capolavoro di sintesi del tragico, del truculento, del misterioso. Meyrink, porca miseria, non potevi continuare su questa scia? Dovevi tentare di farci ridere per forza? Forse l’unico esempio di fusione tra generi che ho apprezzato davvero è Il segreto del Castello di Hathaway, che è riuscito come breve storiella comica, ma che nondimeno sarebbe stato molto più d’effetto se l’autore avesse continuato con l’iniziale goticità.

Piacere nella lettura: ⭐⭐⭐1/2 (ma ci sarebbero da dare due voti nettamente distinti e diversi)
Qualità narrativa: ⭐⭐⭐1/2
Goticità: ⭐⭐⭐⭐1/2


Valsecca (Суходол, 1912) di Ivan A. Bunin

La scelta per un ennesimo prodotto russo è caduta su questo romanzo breve del Premio Nobel Bunin. La storia ha un sapore agrodolce, con – da un lato – un continuo misto di delicate memorie e ricordi che vengono indorati man mano che si affievoliscono e – dall’altro lato – una cruda descrizione della dura realtà nella Russia rurale, dove l’abbrutimento era di casa. I padroni e i servi. La vendetta e l’ineluttabilità del destino. L’innocenza e il crimine impunito. Si potrebbe riassumere in “così andavano le cose, che vuoi farci?” Ah, il fatalismo del bifolco!
Brutta roba, essere un contadino russo a metà Ottocento. Ma proprio brutta. Non il migliore dei destini possibili.
Il mio rammarico durante la lettura? Che dati i presupposti – una antica dimora, una landa desolata, venti che fischiano nella notte, bestiali e lussuriosi vagabondi di passaggio – avrebbe potuto essere MOLTO più gotico. Probabilmente non era nelle intenzioni dell’autore scriverne uno, quindi ciò che di gotico c’è è il frutto “naturale” dell’ambientazione.

Piacere nella lettura: ⭐⭐⭐1/2
Qualità narrativa: ⭐⭐⭐⭐
Goticità: ⭐⭐⭐1/2


La corona rossa (Kрасная корона, 1922) di Mikhail Bulgakov

Racconto brevissimo – non pensavo così tanto! – che mi è piaciuto molto! Lo dico senza mezzi termini e, dopotutto, con così poche pagine, non è che potrei stare a disquisire chissà quanto, no? Un uomo psicologicamente disturbato e consapevole di esserlo ricorda il passato che continua a tormentarlo. Incisivo e con un tocco commovente. Non posso che consigliarlo, sebbene sia l’ennesima proposta di un autore russo che vi propino.

Piacere nella lettura: ⭐⭐⭐⭐⭐
Qualità narrativa: ⭐⭐⭐⭐
Goticità: ⭐⭐⭐⭐


La storia del giogo d’oro (金鎖記, 1943) di Zhang Ailing

Alcuni esperti sull’internet dicono che questo e altri racconti di Ailing, collettivamente chiamati Chuan Qi (Romances in inglese), possano ritenersi gotici. A me questo La storia del giogo d’oro non è sembrato gotico. E, per quanto sia poco ferrato in materia, neppure un vero romance. C’è qualche atmosfera tetra, alcune scene cupe, e robe così. Ma niente di più. Tuttavia, posso io pormi al di sopra degli esperti? Chiaro che no. Quindi fidatevi di loro.
Non è una brutta storia, comunque. Calca forse un pelo troppo la mano sul drammone, ma ci può stare. Se uno riesce a barcamenarsi tra i nomi cinesi e i vari appellativi, riconoscendo ogni volta chi è la Seconda Moglie o Anziana Cognata o Sorella Minore del Secondo Padrone del Terzo Piano del Quinto Dan della Seconda Serata non avrà problemi ad apprezzarlo.
Storia di vita vera, o verosimile, sentimenti forti, aspri, crudeli perfino. Squilibri mentali, solitudine, esistenze vuote e sprecate. Il tutto nella Shanghai degli Anni ’10/’20, non so se ci siamo capiti: mica il periodo migliore per essere da quelle parti. Tanta roba.

Piacere nella lettura: ⭐⭐⭐⭐
Qualità narrativa: ⭐⭐⭐⭐
Goticità: ⭐


L’ombra del vento (La sombra del viento, 2001) di Carlos Ruiz Zafón

Di questo libro mi pare che metà dei lettori abbia detto che è uno schifus noioso e l’altra metà che è un capolavoro. A me è piaciuto. Le atmosfere barcellonesi si percepiscono eccome, così come il contesto storico – il periodo che va dal 1945 al 1955, con molti riferimenti ed eventi importanti svoltisi dal 1900 in poi. Non si può neanche dire che non sia gotico: ville e appartamenti tetri, strade nebbiose, agguati nella notte e l’alone generale di mistero ben si adattano al genere. Ha pure qualcosa del giallo, con segreti del passato da svelare, E qui, forse, c’è uno dei difettucci che potrei trovargli. Ovvero, che parte bene con informazioni svelate poco a poco da ricerche qua e là e poi finisce che bastava far spiattellare tutto a una sola persona per avere il quadro completo. Anche il finale, forse, lascia un po’ interdetti perché troppo a lieto fine, sebbene dopo la quantità assurda di tragedie svoltesi in precedenza una contropartita positiva ci stava. Ci sarebbe probabilmente altro da dire, ma essendo forse il libro più famoso di questa top non ha troppo senso che mi dilunghi quando tanti più esperti di me hanno detto la loro. In breve, credo che una lettura la meriti. Non è quel tipo di romanzo che mi faceva venire voglia di riprenderlo ma, una volta ripreso, si lasciava leggere molto bene.

Piacere nella lettura: ⭐⭐⭐⭐
Qualità narrativa: ⭐⭐⭐⭐
Goticità: ⭐⭐⭐⭐


Afterlife: Ghost Stories from Goa (2012) di Jessica Faleiro

Ammetto che l’autrice scrive in inglese, ma le sue radici indo-portoghesi mi hanno spinto a considerarla un esempio accettabile da inserire in questa lista. E, pur essendo una scrittrice decisamente non famosa, il libro mi è piaciuto. Direi pure parecchio, dai, sbilanciamoci.
Non che sia chissà quanto originale: le storie “spiritiche” che vengono raccontate sono abbastanza nella norma, nulla di veramente innovativo. Però si tratta comunque di racconti piacevoli, perfettamente gotici e che partono da un ormai celebre incipit: un gruppo di persone – in questo caso la famiglia Fonseca di Goa – si riunisce per un matrimonio e un blackout diventa l’occasione per narrare episodi curiosi e un po’ inquietanti avvenuti agli stessi partecipanti, a loro conoscenti o a loro antenati.
L’ambientazione indiana dà un certo flavour, la scrittura pacata e semplice spinge a conoscere i personaggi, a percepirli quasi come reali. Si vorrebbe saperne di più sul passato della famiglia Fonseca, oltre a quanto viene rivelato.
Per me, un esempio di storia di qualità al di fuori dei nomi più quotati.

Piacere nella lettura: ⭐⭐⭐⭐
Qualità narrativa: ⭐⭐⭐
Goticità: ⭐⭐⭐⭐


Cosa ne pensate? Ne avete letto qualcuno? Vi ho ispirato qualche idea?

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7 risposte a “TOP10”: Libri gotici non “anglosassoni” #2

  1. Monique Namie ha detto:

    Leggo sempre volentieri questa “rubrica” Top 10, un po’ perché mi piace il modo in cui racconti le tue impressioni e dall’altra parte perché mi aiuta a scoprire ogni volta qualche titolo interessante.

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  2. Austin Dove ha detto:

    non ne ho letto nessuno ma ho visto uno degli adattamenti di Justine
    era quasi porno, per niente gotico 😂😂😂

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  3. Baylee ha detto:

    Per L’ombra del vento sono Team schifus noioso (così tanto che a mala pena mi ricordo di cosa parla😅). De Sade vorrei un po’ leggerlo e un po’ no, principalmente perché ho letto delle interpretazioni interessanti qua e là, ma mi dà l’idea di un libro di cui è più interessante leggere libri che ne spiegano la ragion d’essere piuttosto che il libro in sé.

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  4. Daniele Artioli ha detto:

    Ho letto solo L’Ombra del Vento, che a me è piaciuto davvero molto: me l’hanno regalato per il compleanno quando ancora andavo a scuola, l’ho divorato in qualcosa come tempo zero e me lo porto saldamente nel cuore. E’ vero, la struttura della storia verso la fine si sfalda e il mistero si rivela non essere mai stato effettivamente tale, ma l’ambientazione da sola vale tutta la storia; e l’idea della Biblioteca dei libri dimenticati è qualcosa di meraviglioso! Anche Il Gioco dell’Angelo è molto bello, mentre gli altri due volumi della saga non mi hanno convinto molto.

    Di de Sade ho già in casa Le 120 Giornate di Sodoma, ovviamente per via del film di Pasolini; non l’ho ancora letto, ma sfogliandolo ho avuto la stessa impressione che hai scritto per Justine, cioè valore letterario infimo e interesse unicamente puntato a soddisfare pruriti e mettere in scena orrori variegati. Che poi dietro ci possa essere anche un intento filosofico non lo metto in dubbio, ma rimane una filosofia che non mi appartiene, che non condivido e che probabilmente troverò sgradevole leggere.

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    • Aussie Mazz ha detto:

      Grazie per l’intervento! Probabilmente la vita è troppo breve e il tempo libero troppo poco per sciuparlo leggendo de Sade. 😁

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      • Daniele Artioli ha detto:

        Guarda, con l’inizio dell’anno mi sono imbarcato nell’impresa di leggere Moby Dick e ogni volta che lo apro penso “ma chi me lo ha fatto fare!?”. Però sotto alle frasi lunghe pagine intere e all’abuso di aggettivi c’è una sostanza affascinante che vale la pena leggere; ecco, forse questo non si può dire di de Sade!

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