Avete notato che il genere gotico pare essere monopolizzato dagli scrittori anglosassoni? Se guardate il mio precedente post, noterete che la lista da me trovata sugli esempi “imprescindibili” da leggere presenta esclusivamente autori inglesi o americani. “Questi libri sono dunque solo in inglese? Ciò non può essere vero!” mi sono detto. E infatti non lo è.
Allora ho pensato di spulciare un po’ l’internet per cercare qualcosa che facesse al caso mio e ne è uscita una lista di altri dieci titoli, tutti di autori non anglosassoni. Ma sono poi gotici? Mah, dipende. Scopriteli con me! Alcuni sono famosi, altri meno o quasi niente. Per questo motivo, cercherò di andarci piano con gli spoiler, ma chi leggerà questo articolo è comunque avvertito. Come la volta scorsa, non sarò troppo serio nel dare il mio parere.

“Note della dimora di paglia delle osservazioni ravvicinate” (閱微草堂筆記, 1789-98) di Ji Yun
Questo libro ha tutta una serie di titoli: “The Shadow Book of Ji Yun”, “Yuewei caotang biji”, “Storie sovrannaturali”… A momenti ha più titoli che racconti al suo interno.
Scherzo! Sono circa 1.200 storie!
Ecco, dunque, bisogna che chiarisca: si tratta di una raccolta di aneddoti, vicende, leggende, facezie che l’autore ha collezionato. Non lo si può neppure definire una vera opera di fiction, perché Ji Yun ci riferisce gli eventi come se fossero reali o perlomeno credibili, come fatti che lui riporta, a molti dei quali ha assistito di persona. Quindi è molto gotico per i temi, molto meno per lo stile.
Tuttavia, è interessante assai: mi sono immerso nella Cina settecentesca e nel suo folklore. Ho letto di spettri e spiriti di vario tipo, di misteriose creature provenienti da piani diversi dell’esistenza, coincidenze improbabili e ovviamente donne-volpi. Tante donne-volpi. Lo spirito indagatore dell’autore mi ha coinvolto: credere a tutto è stupido, non credere a niente pure. E lui, ci credeva davvero? Ad almeno qualcuno degli strani fenomeni, probabilmente sì, ma non è poi così importante. I “racconti” sono comunque godevoli.
Se amate la storia o la narrativa cinesi, ve lo consiglio caldamente. Io l’ho letto in una edizione in inglese che ha selezionato le storie più gustose – almeno, a detta dei traduttori.
Piacere nella lettura: ⭐⭐⭐⭐1/2
Qualità narrativa: ⭐⭐⭐1/2
Goticità: ⭐⭐⭐⭐ (o ⭐⭐, dipende se si parla degli argomenti o dello stile)

Veglie alla fattoria presso Dikan’ka (Вечори на хуторі біля Диканьки, 1829-32) di N. V. Gogol’
Ecco una raccolta di racconti sulla vita in una piccola realtà rurale dell’Ucraina. Tre sue storie le avevo trovate incluse nel genere, ma dall’alto della mia ignoranza non sono sicuro che le loro atmosfere, ambientazioni e descrizioni siano veramente gotiche. Dov’è il terrore strisciante? Forse il dubbio deriva dal fatto che la raccolta è intrisa di comicità? Ma, d’altro canto, non sarebbe certo l’unico gotico con questa caratteristica (il più celebre forse è Il fantasma di Canterville).
Per inciso, il modo in cui trapela il disprezzo per cattolici, turchi e uniati fa sorridere per come è parte integrante dell’ucraino (o russo) medio, è incluso nel pacchetto assieme all’amore per la vodka e al giurare su qualche icona; idem la deferenza mostrata dai villici verso qualcuno anche solo un gradino più in alto nella scala gerarchica sociale. Gogol’ – che altrove ho trovato noiosetto – qui rende molto bene la mente semplice e ingenua del contadinotto tipo, inserendo una buona satira sociale.
Fra i tre racconti, forse Una terribile vendetta è quello più affine al genere, ma anche quello più fantastico e drammatico. Scordiamoci che le cose si aggiustino anche in La sera della vigilia di San Giovanni Battista. Due anime pervadono invece La notte di maggio, o l’annegata: la commedia degli equivoci si mescola alla leggenda tragica. Può stonare, ma a me è piaciuto.
Piacere nella lettura: ⭐⭐⭐⭐
Qualità narrativa: ⭐⭐⭐1/2
Goticità: ⭐⭐⭐

La dama di picche (Пиковая дама, 1834) di Alexander S. Pushkin
La produzione gotica russa è stata davvero notevole quindi, oltre ai racconti dell’ucraino-russo Gogol’, ho deciso di reperire un altro esemplare. E, ahimè, è un racconto davvero corto, azzarderei un dodici pagine. Però è bellino forte. L’autore riesce a rendere cupa l’atmosfera sfavillante dei tavoli da gioco e ad aggiungere un tocco di soprannaturale a una partita a carte notturna nella villa del signorotto di turno. Da quello che so, ne è stata realizzata più di una trasposizione cinematografica (presumo allungando molto il brodo). Dai, gente, leggetelo che vi richiede poco tempo!
Piacere nella lettura: ⭐⭐⭐⭐1/2
Qualità narrativa: ⭐⭐⭐⭐1/2
Goticità: ⭐⭐⭐⭐1/2

Coincidencias (1867) di Juana Manuela Gorriti
Il presupposto è un classico della narrativa sul soprannaturale: siamo in dieci attorno a un camino, ci raccontiamo delle storie con elementi bizzarri. Forte! Dieci racconti con mistero! No, aspetta, sono quattro. Perché quattro? Siete in dieci! Questa discrepanza va contro ogni tradizione e l’implicito patto autore-lettore! Però magari sono racconti belli lunghi. Asp…- Due pagine? Tre pagine?! Avrete capito che questa raccolta è davvero brevissima: non si fa in tempo a iniziare una storia che è già finita. In pratica, succede così: “Mi facevo i fatti miei e mi è parso di vedere uno spirito. Poi ho scoperto che forse lo era davvero. Fine.”
Perché, signora Gorriti?! Perché?! C’era del materiale per degli ottimi racconti decisamente più lunghi. Anche così, tuttavia, non riesco a disprezzarli. Spunti, suggestioni, chiamiamoli così, ma carini. E gotici lo sono: fantasmi, apparizioni, presunti demoni, amori intensi, pure qualche religioso. Niente da dire. E magari nel resto della sua produzione, l’autrice è stata un po’ più espansiva, chissà: mi chiedo solo se in italiano è mai stato pubblicato qualcosa..
(En passant, segnalo che la vita di questa scrittrice pare essere stata piuttosto interessante: era attiva in politica, si occupò della posizione sociale delle donne e della povertà, e fu moglie del presidente boliviano.)
Piacere nella lettura: ⭐⭐⭐⭐
Qualità narrativa: ⭐⭐1/2
Goticità: ⭐⭐⭐⭐1/2

Le storie del Castello di Trezza (1889) di Giovanni Verga
Un racconto, quindi piuttosto veloce da leggere. Oltretutto, un racconto considerato minore. La stessa editrice Sellerio, nella sua presentazione del libro, ammette di averci tirato un pacco. “Una robetta, ragazzi, avreste dovuto procurarvi altro, se volevate del Verga bello”. Così l’ho interpretata io. Ma a me è piaciuto! Okay, non viene da stracciarsi le vesti dal dolore come quando si legge Rosso Malpelo, e non c’è tutto quel dramma verista de I Malavoglia. Ma uno potrà staccare un po’, no? Anche una lettura più leggera può starci, ogni tanto. E a me le atmosfere sono piaciute, ne ho letto dei passaggi a casa da solo, di sera, a letto, e non dico che me la sono fatta sotto, ma mi sono sentito proprio immerso nella narrazione. Storia di amore e tradimenti – che cosa sicula, vero? – e un alternarsi tra passato e presente. Storie parallele e drammi che si ripetono. Gotico? Forse la critica non lo classificherebbe subito come tale, ma l’ambientazione c’è, i fantasmi pure, il tocco di mistero anche. Per me è sì, poi chi è più esperto mi sbugiarderà. Gente, è così corto che già ho detto troppo.
Piacere nella lettura: ⭐⭐⭐⭐1/2
Qualità narrativa: ⭐⭐⭐1/2
Goticità: ⭐⭐⭐⭐

Racconti di Kyōka Izumi (1895-1939)
Ho letto due raccolte tradotte in inglese: Japanese Gothic Tales e In Light of Shadows: More Gothic Tales By Izumi Kyoka. Ora, a mio avviso solo alcune storie possono definirsi gotiche: anche al netto del flavour orientale e di un diverso approccio che si può avere al genere in base alla cultura di provenienza, credo di poterlo affermare con relativa sicurezza. E poi io con gli scrittori jappi ho un rapporto un po’ strano, cioè per me hanno un modo tutto loro quasi contorto di narrare. Qui il modello base è che c’è un tale che racconta un evento del passato in cui un altro gli ha riferito di storie che altri ancora narravano. E insomma, alla fine qualcuno ha visto un fantasma. Se poi era il fantasma di una bella donna, tanto meglio.
L’opera ritenuta migliore – e forse condivido questo parere – è The Holy Man of Mount Koya (1900), che ha vari elementi dell’horror e del mistero, tra cui una raccapricciante scena con sanguisughe che brrr. Ritenuto molto valido è anche One Day in Spring (1906), che però ha pure della lungaggine. Se invece si cerca qualcosa di più complicato da capire, in perfetto stile nipponico, A Song by Lantern Light (1910) con le sue narrazioni parallele è perfetta. Il migliore esempio di verbosità e tirarla per le lunghe, però, è forse il semi-autobiografico The Heartvine (1939), dove i due protagonisti parlano per decine di pagine ma il succo della vicenda e la parte “gotica” si risolvono in due o tre facciate (ovviamente di dialoghi). Però in questa raccolta c’è tutto ciò che il gotico richiede: amori proibiti, una puntina di eros e incontri spettrali.
Piacere nella lettura: ⭐⭐⭐
Qualità narrativa: ⭐⭐⭐1/2
Goticità: ⭐⭐⭐

Il fantasma dell’Opera (Le Fantôme de l’Opéra, 1909) di Gaston Leroux
C’è un essere misterioso che infesta l’Opera di Parigi. Pare trovarsi ovunque, sapere tutto ed essere in grado di compiere gli atti più incredibili. Questa creatura, battezzata “Fantasma”, è il terrore dei direttori del teatro, l’oggetto dei pettegolezzi degli attori, la causa di misteriosi incidenti. Lui, il signore delle botole, il re del sottosuolo, l’inafferrabile ombra che causa terrore… si chiama Erik. Seriamente. Erik.
Brutto come la morte – letteralmente, dicono che le somiglia – si vendica dell’odio ricevuto facendo un po’ quello che gli pare all’Opera. Tra queste cose, sedurre una cantante, ma senza farle vedere il proprio volto deforme. Si potrebbe dire che questo romanzo ha uno scopo: confermare che se uno è brutto, le donne non se lo filano. Quindi Erik cosa fa? Non potendo battere chiodo con loro, si mette a batterli nei sotterranei del teatro. Così nasce tutta una serie di trappole, botole e marchingegni, e in più un appartamento arredato in maniera kitsch. Oltre alle sue conoscenze architettoniche, ha pure una voce meravigliosa, canta benissimo e sa insegnare la sua amata a farlo, ha viaggiato in lungo e in largo e, già che ci siamo, è pure ventriloquo. Ma di quelli bravi. Così bravo che la sua voce si teletrasporta un po’ ovunque.
Storia affascinante, ma dalla resa non sempre riuscita e, in certi passaggi, un po’ inverosimile. Però non malaccio.
Piacere nella lettura: ⭐⭐⭐1/2
Qualità narrativa: ⭐⭐⭐1/2
Goticità: ⭐⭐⭐⭐1/2

La civetta cieca (بوف کور ,1936) di Sadeg Hedayat
Uuuh, questo è considerato il capolavoro del padre della letteratura persiana moderna! Devo dire che mi è piaciuto molto. All’inizio. Dopo ha continuato a piacermi, ma ho cominciato a percepire una certa ripetitività. Il fatto è questo: l’intero libro è un trip, un delirio continuo. Quindi, a lungo andare, smette di avere quella presa sul lettore data dal mistero e dal dubbio. Perché, finché esiste la possibilità che ci sia qualche fenomeno strano o paranormale da cogliere, qualche metafora da capire o qualche affascinante bug mentale del narratore da individuare, è tutto molto fashion. Quando, però, si inizia a rendersi conto che NON si avrà mai una risposta ai fenomeni insoluti, che tutto è veramente un flusso di follia buttato su carta, ecco che il mordente viene meno. Nonostante questo, le visioni del decoratore di astucci oppiomane sono comunque affascinanti e lo stile narrativo è buono. Poi non sapremo mai se c’è qualcosa di vero in quanto racconta, se è malato, solo drogato o se qualche crimine viene realmente commesso. Né sapremo mai quanti dei personaggi che descrive sono reali (anche perché sono tutte varianti degli stessi due o tre soggetti). Cosa sto dicendo? Se vi sembra un delirio questa stessa recensione, figuratevi il libro! Caruccio, senza dubbio originale e da provare. Ma non perderei tempo a cercarci significati nascosti.
Piacere nella lettura: ⭐⭐⭐1/2
Qualità narrativa: ⭐⭐⭐1/2
Goticità: ⭐⭐⭐1/2

Il profumo (Das Parfum – Die Geschichte eines Mörders, 1985) di Patrick Süskind
A me che non amo i profumi (soprattutto quelli intensi, mi danno l’impressione di venire usati per coprire la propria puzza e il fatto di non lavarsi), leggere questo romanzo è sembrato un tantino strano. Perché è davvero incentrato sui profumi. Intuibile, eh. Da tanti piccoli indizi, tipo il titolo.
Non so se conoscete la storia, è stata resa un po’ famosa dal film del 2006. In sostanza, nella Francia del ‘700 c’è questo tizio bruttarello che è totalmente senza odore, ma ha un super-fiuto. Il presupposto è fantastico, ma il romanzo è dettagliato nei suoi aspetti realistici. Notevoli l’impegno e – presumo – la ricerca storica per descrivere così minuziosamente l’arte profumiera dell’epoca. (E, btw, nel XVIII secolo davvero si profumavano perché non si lavavano.)
L’autore, che usa uno stile asciutto e distaccato con qualche punta di enfasi, si concede pure alcune licenze, infrangendo certe cosiddette regole base della scienza narrativa: ad esempio interrompe la storia per descriverci il futuro di un personaggio secondario che, avverte, non vedremo più (spoiler: sicuramente farà una brutta fine). Non si preoccupa neppure di nasconderci alcuni colpi di scena che avverranno di lì a qualche pagina, ma li anticipa. Tra alambicchi, laboratori bui, scene gore e disturbi mentali, ce n’è abbastanza da attirare il lettore. Forse prevedibile, ma affascinante.
Piacere nella lettura: ⭐⭐⭐⭐
Qualità narrativa: ⭐⭐⭐⭐
Goticità: ⭐⭐⭐1/2

La bambina Icaro (The Icarus Girl, 2005) di Helen Oyeyemi
Qui devo ammettere di aver barato. L’autrice, infatti, è cittadina britannica e scrive in inglese. Tuttavia, ho pensato che una voce di origine africana fosse una bella aggiunta alla lista, capace di dare un tocco originale al genere horror.
Che succede, in questo romanzo? Una bambina metà inglese e metà nigeriana va in vacanza in Africa dai parenti della madre. Qui conosce un’altra bambina, che vive in una casa abbandonata. Quando, poi, la rivede a Londra, capisce che non si tratta di una normale pargoletta come lei.
Devo dire che, a un certo punto, ho temuto di essere di fronte all’ennesimo caso di protagonista con problemi mentali che si immagina tutto. Perché di disturbi la piccola Jessamy ne ha. Per fortuna, l’autrice ha saputo essere più originale di così. Quindi, la narratrice resta inaffidabile, ma perlomeno non è tutta pazzia, quella che trapela dalle pagine. Tuttavia, la quantità di magia, mistero, folklore è stata forse un po’ scarsa per uno come me, che si è approcciato alla lettura bramoso di esotismo come ogni bravo occidentale che legge un paio di libri “etnici” e si sente appagato dalla propria alterità.
Forse si poteva tirarla un po’ meno per lunghe – e limitare le visioni oniriche – ma nel complesso è carino, sebbene il finale mi abbia lasciato un po’ così così.
Piacere nella lettura: ⭐⭐⭐1/2
Qualità narrativa: ⭐⭐⭐⭐
Goticità: ⭐⭐⭐1/2
Come promesso (?) sono tornato per approfondire il tema gotico. Non ho neppure intenzione di fermarmi, c’è tanto materiale!
Ma ditemi di voi! Conoscevate qualcuno dei titoli di cui vi ho parlato? Che gotici non in inglese avete letto?
Sadeg Hedayat: ne ho già sentito parlare, dovrò approfondire. Hai tirato giù una gran bella lista di titoli!
“La dama di picche”: non mi viene spontaneo associarlo al genere gotico, ma, in effetti ci può stare, anche perché è un genere decisamente ampio e variegato.
E chi si ferma più? Io no di certo 🤣.
Ehm, mai sentito parlare de “I canti di Maldoror?”
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Invero non lo conoscevo! 😱
Sulla “Dama di picche” speravo proprio in una tua opinione! 😉
Come dicevi, alcuni dei libri che ho presentato non sono sicuro li definirei propriamente “gotici”, ma mi tocca assecondare gli esperti.
Spero di averti fatto scoprire qualche cosa di nuovo!
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Sì, decisamente! Grazie dei consigli!
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Di Gogol’ sono “gotici” anche i «Racconti di Pietroburgo» (specie “Il Cappotto”), e forse è “gotico” anche «Taras Bul’ba», ma forse non so cosa si intenda davvero per “gotico”: certe fiabe di Afanas’ev credo che lo siano…
C’è anche «Il Sosia» di Dostoevskij, tutti i racconti di Hoffmann, Heine, Chamisso e Jean Paul (tedeschi)…
È “gotico” lo Hugo del Gobbo di Notre-Dame?
Sono “gotici” i drammi di Ángel de Saavedra o di Antonio García Gutiérrez?
…forse sto confondendo “gotico” con “Romantico” (con la maiuscola)…
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Gotico e Romantico credo siano intrecciati, e comunque vanno a braccetto. 🙂
“Il cappotto” penso sia gotico, come pure “Il gobbo di Notre Dame”.
Ognuno poi interpreta il genere e le sue letture in base a cosa si aspetta o a come interpreta certi elementi. Almeno credo… Io a volte non mi sono trovato molto d’accordo con l’inserimento nel genere di certi racconti.
Nei commenti sopra, Benny diceva di non aver pensato “La dama di picche” come un gotico, sul momento, mentre a me lo è sembrato. Viceversa, anni fa lessi “Gould’s Book Fish” e non pensai fosse un gotico, sebbene sia ritenuto tale. 😅
Mi hai dato un bel po’ di spunti!
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Sì, Gotico e Romantico sono intrecciati.
Hoffmann e Chamisso rientrano di sicuro nel genere gotico: gli spunti di Nick Shadow sono molto interessanti! Per non parlare di Hugo e del legame tra Frollo e un certo Monaco…
Va anche detto che un romanzo/racconto può rientrare sotto l’ombrello di più generi. “La dama di picche” viene effettivamente considerato come un racconto gotico o, perlomeno, con suggestioni gotiche. Quando pensi al Gotico con la g maiuscola, Puškin non è il primo autore che ti viene in mente, ma, in effetti, questo genere ha influenzato più o meno direttamente molti scrittori.
In ogni caso, ben vengano le riflessioni sul gotico e su cosa si può o meno intendere come gotico e, soprattutto, ben vengano i consigli di lettura!
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Sono così felice che tu abbia deciso di ricominciare a scrivere su WordPress, mi hai fatto davvero una bellissima sorpresa. Buona Domenica! 🙂
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Uh, bentornato! Il gotico è un genere che mi interessa molto, quindi ho già segnato un po’ di titoli per prendere spunto. E vado subito a recuperare anche la parte precedente “anglosassone”, non so come mai mi sia sfuggita nel feed al momento della pubblicazione.
Dei romanzi citati qui sopra ho letto “Il fantasma dell’opera”, dopo aver visto l’ormai famosissimo musical. Per scoprire che in pratica sono due storie totalmente diverse 😂 Il romanzo è molto più “poliziesco”/avventuroso, e devo dire che questa svolta inaspettata non mi era spiaciuta.
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Ne conoscevo già qualcuno, ma ho letto solo Il profumo e non me lo ricordo nemmeno tanto bene! 😅 Mi segnerò questo post per quando mi verrà voglia di gotico!
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Grazie per gli spunti! “Il profumo” è uno dei miei libri preferiti e ogni tanto la voglia di gotico mi sale 😉
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Hai visto anche il film? Io no.
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Non ho osato! Quando un libro piace così tanto, guardare il film è generalmente il miglior modo per rovinarselo 😁
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Non amo il gotico, l’unico titolo che ho letto fra questi dieci è Il profumo: un romanzo osannatissimo, che a me non è piaciuto, fatta salva la prima pagina, che descrive in modo straordinario il “profumo” delle persone e delle città di una volta…
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