“TOP10”: Libri gotici non “anglosassoni” #2

Come va, bella gente? Rieccomi con un altro appuntamento con dieci libri ritenuti gotici che però non sono stati scritti dai sempre prolifici autori anglo-sassoni. (Qui l’episodio precedente). Anche stavolta abbiamo nomi e testi noti accanto ad altri decisamente più misconosciuti. Spero apprezziate e chissà che non troviate qualche spunto!
Come al solito, i miei commenti non vanno presi troppo sul serio e ci sarà qualche spoiler.

Justine o le disavventure della virtù (Justine ou les Malheurs de la vertu, 1791) di D. A. S. De Sade

Questo titolo compare spesso se si cercano gotici non in inglese, e la cosa è preoccupante. Certo non viene nominato per meriti letterari, perché è orrendo. L’unico motivo per cui lo si ricorda, penso, è perché è sostanzialmente un porno e che all’epoca fece scalpore – e non me ne stupisco.

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LIBRI: La “materia di Aratta”

I Sumeri hanno sempre qualcosa da dire, anche dopo 4000 anni…
Con il termine “materia di Aratta” si indicano, in maniera assai impropria, quattro poemi epici che riguardano la faida tra le città di Uruk (Unug nei testi) e Aratta. Quest’ultima non è stata collocata con precisione e, quindi, non si è neppure certi che esistesse realmente: forse era solo un simbolo per rappresentare le dinamiche politiche dell’epoca, i legami di Uruk con le altre nazioni. Dalle descrizioni del territorio presenti nei poemi, la si potrebbe però collocare verso l’Iran e i monti Zagros.
Le due città erano spesso in cattivi rapporti, per motivi economici, di influenza, religiosi. I sovrani di entrambe ritenevano che la dea Inanna preferisse la loro a quella rivale. Come sempre, i sumeri usavano un linguaggio spiccio e senza fronzoli. Uno dei due re, ad esempio, così deride il preteso legame dell’avversario con Inanna: “Tu forse la vedi in sogno, ma io converso con lei tra le sue gambe”.

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LIBRI: Thaliad

Dalla penna – più probabilmente dalla tastiera – dell’autrice Marly Youmans è uscito nel 2012 questo bel libriccino. Si tratta di uno dei poemi epici recenti ad aver acquisito un minimo di notorietà. Non molta, eh, ma è leggermente emerso in mezzo al marasma di produzioni contemporanee (forse non ci crederete, ma continuano a venirne scritte).

La storia è ambientata in un mondo post-apocalittico e si concentra su un gruppo di bambini che cerca di sopravvivere. Tra loro, la Thalia da cui il titolo (con l’aggiunta della -d per richiamare i poemi del passato, ovviamente, assumendo il significato letterale di “Storia di Thalia”). A narrarci cosa accadde e cosa fecero i bambini è una ragazza, il primo “bardo” dopo l’apocalisse, il cantore di come è nata la comunità a cui lei appartiene, sorta dalla desolazione del mondo deserto. Un mondo più primitivo, per forza di cose, dove assieme alle persone sono scomparse anche le loro conoscenze. All’inizio della storia, i protagonisti guidano un’auto. Funziona ancora, ma chi sarà in grado di ripararla quando si guasterà? O di costruirne altre?

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LIBRI: Il dono di Cadmo

Oggi vi suggerisco un saggio, un tipo di libro di cui vi ho già parlato ma che non tratto quanto meriterebbe, soprattutto considerando che a me piace molto!
Cadmo, secondo la tradizione greca antica, oltre a uccidere un drago, fondare Tebe ed essere il nonno di Dioniso, donò l’alfabeto agli uomini. Da qui il titolo: il testo tratta, infatti, delle lettere.

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DELIRI GENERICI E FILM: 2000 western

Come sa chi bazzica il forum da tempo e chi mi conosce un po’, sono appassionato di film western. Abbastanza da averne visti 2000. Giunto a questo ragguardevole (per me) traguardo, ho fatto il punto della situazione e ho deciso di condividerlo con voi, perfettamente consapevole che nessuno me lo ha chiesto.

Il western è un genere vecchio e per vecchi. Vecchio perché, parlando anche solo dell’ambito cinematografico, le prime riproposizioni su pellicola di eroi e temi della frontiera risalgono a fine Ottocento: dapprima con brevi filmati che potremmo definire documentaristici e di sperimentazione del nuovo medium, e poi con vere e proprie storie. Oltre a ciò, il periodo d’oro del genere risale senza dubbio a sessanta/settanta anni fa.
Per vecchi, anche, perché salvo qualche rara eccezione, i giovani non lo apprezzano particolarmente: anche se non lo hanno mai approcciato – o lo hanno fatto poco – magari lo sentono come distante o noioso. Non posso definirmi “giovane”, ma forse la mia età è ancora sotto quella media degli appassionati del genere.

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LIBRI: Africa

Vedete la copertina qui accanto? Notate niente di strano? Be’, è un’edizione francese. Non c’è niente di male a leggere libri in questa lingua, ma è forse curioso che per reperire un’opera di un celebre poeta italiano si debbano andare a cercare edizioni straniere. Io capisco che L’Africa non sia un titolo che attrae chissà quanto i lettori di queste parti. Anche quei due o tre gatti che leggono roba vecchia, è probabile che si diano al Canzoniere, per dire. Quindi, per una casa editrice sarebbe un azzardo investire in questo tomo scritto originariamente in latino e pure incompleto. Invece, il mercato francofono – con i suoi 200 milioni e rotti di parlanti – è sicuramente più ampio. Pure qui, però, qualche dubbio rimane: quanti abitanti della Repubblica Centrafricana, per dire, comprerebbero un poema di un autore italiano?
Strano o no, io in italiano non l’ho trovato. Fatemi sapere se voi avete informazioni in merito.
Veniamo all’opera.

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LIBRI: Arjuna e il cacciatore (Kirātārjunīya)

Dalle nostre parti, se qualcuno dicesse che l’Iliade e l’Odissea hanno segnato la letteratura europea e occidentale in generale, non sembrerebbe troppo strano. Non il delirio di un folle o un ignorante, certamente. Si potrebbe discuterne, si potrebbero avere opinioni differenti, ma credo sia innegabile che i poemi attribuiti a Omero abbiano influenzato le opere successive, tanto da ispirare altri poemi e romanzi e film per secoli, dall’antichità, passando per il Medioevo fino a oggi.
Se, invece, qualcuno affermasse che il Mahābhārata e il Rāmāyana hanno svolto una funzione analoga per il sub-continente indiano, ma anche il Sud-Est asiatico, forse otterrebbe più resistenza. Un po’ perché si tratta di testi e luoghi più lontani da noi, un po’ – forse – anche per una sorta di orgoglio nostrano, che ci rende difficile paragonare la nostra letteratura capostipite a quella di altre zone del mondo. Io non so se i due poemi in sanscrito abbiano effettivamente avuto un ruolo di tale portata: lascio agli studiosi la facoltà di approfondire la questione. Da semplice appassionato di epica, però, non posso non notare come numerose siano state le opere successive che hanno tratto materiale dalle due più antiche: per fare due esempi, il Ramakien thailandese che è un rifacimento della storia di Rama, o il Kakawin Ramayana, che ne è un adattamento in lingua e metro giavanesi.
Numerose, poi sono le traduzioni più o meno libere fatte in India dal VI secolo in poi, così come storie ispirate a singoli episodi del Mahābhārata.

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LIBRI: I poemi di P. B. Shelley

Da tempo cercavo un libro che racchiudesse tutti i poemi lunghi di Shelley e finalmente è uscito quello che vedete in immagine (in inglese). La produzione del nostro (1792-1822) è celebre anche in Italia, ma lo sono in particolare le opere brevi, come i sonetti o le odi. Chi, invece, volesse procurarsi i testi più epici e narrativi avrebbe qualche difficoltà.
Pur morto tragicamente giovane in un naufragio, Shelley ha scritto tantissimo e il suo sentire e le sue idee politiche traspaiono dalla sua opera, in particolare dai poemi di questa raccolta.

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VIAGGI: Glasgow, Regno Unito

Dopo l’esperienza negativa delle Highland di cui ho parlato ieri, non nutrivo grandi aspettative su Glasgow. Forse per questo mi ha piacevolmente sorpreso. Diciamo che una scorrazzata urbana tranquilla e senza problemi tecnici mi ci voleva.
Se un tempo la città era nota per il suo abbrutimento minerario e industriale, adesso si è ridisegnata presentandosi come luogo cool, giovanile e in parte gentrificato.
Secondo me la si può visitare in breve tempo, perché le zone interessanti sono facilmente percorribili a piedi.

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VIAGGI: Loch Ness e le Highland, Regno Unito

Questo non è il reportage di una bella esperienza nella Scozia rurale, sappiatelo. Invece, vi intratterrò narrandovi la disavventura capitatami.
Durante la mia permanenza, volevo vedere qualcosa che non fossero città e ho pensato che un tour giornaliero delle Highland fosse una bella opzione. In particolare, il famoso Loch Ness meritava una visita, almeno così credevo. Come sempre nelle isole britanniche, i trasporti pubblici che non colleghino le principali città lasciano molto a desiderare. L’unico modo per allontanarsi dai centri maggiori è noleggiare un’auto… oppure affidarsi a un tour operator. Il mio errore è stato quello di fare un paragone con la mia precedente esperienza in Irlanda, dove avevo svolto dei day-tour davvero ben fatti. “Potrei replicare” mi sono detto. Certo, le distanze da coprire erano notevoli per un solo giorno, ma erano paragonabili a quelle che avevo già percorso – appunto – in Irlanda.
Erroraccio. Il secondo è stato affidarmi alla Highland Experience Tour. Non so come siano gli altri del settore, ma loro sono stati pessimi. E dire che su Google godono di ottime recensioni, che fatico a comprendere. Le spiegazioni che mi vengono in mente sono: 1) Alla maggior parte dei turisti importa poco di cosa vedere e come; 2) I recensori entusiasti hanno visto poche cose, viaggiato poco, e quindi anche un’esperienza mediocre come questa li esalta; 3) Le recensioni sono in parte false. Sono, però, spiegazioni un po’ forzate, che non reputo troppo probabili. Quindi, il mistero permane. C’è però da dire che, qua e là, compaiono anche pareri negativi molto simili al mio, quindi mi sento meno solo.
Ma cosa è accaduto?

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