Avete notato che il genere gotico pare essere monopolizzato dagli scrittori anglosassoni? Se guardate il mio precedente post, noterete che la lista da me trovata sugli esempi “imprescindibili” da leggere presenta esclusivamente autori inglesi o americani. “Questi libri sono dunque solo in inglese? Ciò non può essere vero!” mi sono detto. E infatti non lo è.
Allora ho pensato di spulciare un po’ l’internet per cercare qualcosa che facesse al caso mio e ne è uscita una lista di altri dieci titoli, tutti di autori non anglosassoni. Ma sono poi gotici? Mah, dipende. Scopriteli con me! Alcuni sono famosi, altri meno o quasi niente. Per questo motivo, cercherò di andarci piano con gli spoiler, ma chi leggerà questo articolo è comunque avvertito. Come la volta scorsa, non sarò troppo serio nel dare il mio parere.
Da un po’ di tempo mi dedico alla lettura di storie appartenenti al sottogenere “gotico” dell’horror, alternandole ad altre che se no ne uscirei stomacato. Dato che tendo a essere sistematico in tutto ciò che faccio, mi sono ripromesso di cercare quali fossero i libri ritenuti capisaldi e di dedicarmici.
Non sono una persona che ama le liste di “libri imprescindibili da leggere”, anzi: le reputo troppo soggettive e influenzate – se non inficiate – da considerazioni personali. Tuttavia, ne ho trovata una che mi pareva compilata con metodo e, dopo averla sottoposta al vaglio dell’esperta Benny di Il verbo leggere, mi sono convinto che fosse una buona base di partenza.
Così ecco i 10 gotici “fondamentali”, letti e interpretati da me medesimo (in maniera semiseria e con spoiler, che tanto sono libri famosi). Ci saranno anche critiche, sappiatelo. “Pensi di saper scrivere meglio?”. No. “Pensi di poter giudicare chi scrive?”. Se si intende dare un parere personale e soggettivo, sì. Pace.
Il castello di Otranto (The Castle of Otranto, 1764) di Horace Walpole
Be’, il primo titolo era quasi scontato, perché è considerato il capostipite del gotico. Il castello – quindi le atmosfere tenebrose – c’è (lo avreste mai detto?), con tanto di sotterranei da cui la gente va e viene come fosse una fermata della metro; il dramma familiare c’è, come pure oscure e misteriose maledizioni. Anche interiezioni e sproloqui lunghissimi ci sono, come doveroso nei libri stagionati. Sarà questo, sarà il modo in cui i misteri vengono sbattuti in faccia al lettore, ma si è indotti a sorridere. Comicità volontaria, ma forse non del tutto. Insomma, non si trema, è un horror edulcorato, ma rimane imprescindibile per chi ama il gotico, o vorrebbe amarlo, come me. La fanciulla illibata minacciata dalla lussuria – e dalla creduloneria – del cattivo di turno è un topos che Walpole non manca di introdurre pure in questo sottogenere. Non troverete personaggi caratterizzati chissà quanto, ma neppure delle macchiette dello spessore di un foglio di carta. Dai, io questo libro lo promuovo.
Piacere nella lettura: ⭐⭐⭐1/2 Qualità narrativa: ⭐⭐⭐ Goticità: ⭐⭐⭐⭐1/2
Ebbene, sì! Le cose stanno effettivamente così. Perché? Quali sono le cause? Cosa intendo fare? I miei “colleghi” blogger più affezionati già ne sono a conoscenza. Scrivo questo brevissimo post solo per informare chi ancora non lo sa. Se siete interessati o curiosi, vi invito a cercare spiegazioni per la mia futura assenza dalla piattaforma nei miei precedenti tre articoli. Leggeteli (davvero) e capirete il perché mi sono disaffezionato al mondo dei blog, almeno per ora. Andate oltre le prime righe introduttive, che sono solo di “depistaggio”. Anche i commenti degli altri blogger sono molto interessanti e sostanzialmente ho seguito la loro opinione. Se volete risparmiare tempo, forse è sufficiente il secondo articolo. Bye.
So che tempo fa avevo già fatto una Top10 sui condottieri, ovvero i leader militari che hanno guidato i loro uomini in battaglia. Alcuni di loro, soprattutto nelle epoche più indietro nel tempo, erano anche sovrani, i Capi di Stato del loro Paese. Così, nell’atto di pensare a questa lista che da un po’ di tempo mi passava per la mente, ho deciso di inserire solo monarchi che non siano anche stati condottieri (o che lo siano stati in maniera davvero marginale). Per chi fosse interessato, in passato ho stilato anche una lista di sovrani che sono stati gli ultimi del loro popolo.
Rieccomi! Come annunciato, oggi voglio parlarvi di Piacenza, che è un capoluogo di Provincia posto a un’estremità dell’antica via Emilia. Per certi aspetti, è quasi Lombardia, dato che economicamente gravita attorno all’ingombrante vicino e molti lavoratori fanno i pendolari verso Milano o altre città limitrofe. Resta comunque una città di discrete dimensioni, affacciata sul Po e con alcune attrazioni di cui vale la pena parlare.
Bentornati! Di recente ho letto davvero poche opere epiche e, sebbene mi sia procurato un bel tomone che mi terrà occupato per diverso tempo, per rimediare nell’immediato non avevo che questa breve saga islandese. Mi rendo anche conto che negli ultimi mesi ho scritto poche volte di questo genere, e sempre su opere del Nord Europa. Pazienza, spero che mi perdoniate questa momentanea debolezza.
Presto passa un anno e mai ripete le cose, di rado l’inizio è uguale alla fine.
Buon anno! Avete notato che per Natale su WordPress si moltiplicano i post a tema, con libri e film che trattano questa festa? Invece per Capodanno niente, viene bistrattato, c’è poco materiale. Allora mi sono detto “Perché non lo faccio io?”. Quindi ho deciso di parlarvi di questo poema epico i cui eventi clou si svolgono proprio il primo giorno dell’anno. Forse conoscete già l’opera perché venne studiata e tradotta da Tolkien, o forse per l’adattamento cinematografico (l’ennesimo) uscito quest’anno. A me piace molto e trovo la sua (relativa) fama meritata.
Appartiene alla Materia di Britannia e si ritiene sia stato composto dallo stesso autore del Perla. Risalente alla fine del XIV secolo, è quindi uno dei testi più “tardi” della Materia (se si escludono le riproposizioni contemporanee, ovviamente). Inoltre, pur avendo per ambientazione il mondo di Camelot e la Britannia di Artù, ha un contenuto e un messaggio più “universali”, non è necessario conoscere a fondo questo genere di romanzi cavallereschi.
Buone feste! Dato che oggi è Natale e molti avranno di meglio da fare che stare qui su WP a leggere i miei deliri, vi scrivo un articolo su testi di nicchia per l’ennesima volta. Rieccomi quindi a parlare del mondo di Oz, che in qualche modo è riuscito a convincermi a leggere più opere su di sé di quanto sia normale fare. L’ultima volta avevo parlato dei “Famosi Quaranta“, ovvero i 40 libri ritenuti canonici e scritti dai cosiddetti “storici reali di Oz”. In particolare, avevo trattato i 19 scritti da Ruth Plumly Thompson, che si aggiungevano ai 14 di L. Frank Baum, il creatore di Oz. Oggi voglio concludere con le opere dei successivi storici reali. In fondo, scriverò alcune precisazioni sulla canonicità dei libri.
John R. Neill Illustratore di tutti i precedenti libri (tranne il primo), Neill (1877-1943) era una opzione che l’editore Reilly&Lee inevitabilmente doveva prendere in considerazione. A lui vennero affidati tre romanzi.
The Wonder City of Oz (1940) Il libro è uno dei più strani della serie. Innanzitutto, perché l’autore calca la mano sugli elementi grotteschi e surreali: a differenza che in Baum, gli oggetti abitualmente parlano e si muovono, le persone e le cose sono del colore tipico del loro paese (mentre nei precedenti scrittori solo il paesaggio era di tonalità verde, blu, gialla, eccetera). Inoltre, c’è qualche inesattezza – in inglese si direbbe inconsistencies – rispetto alle opere precedenti.
Non è improbabile che alcuni di voi abbiano sentito nominare questo personaggio, nato dalla fantasia di due scrittori francesi: il giornalista Pierre Souvestre (1874-1914) e il suo segretario Marcel Allain (1885-1969). Dopo la pubblicazione del primo romanzo con protagonista il celebre criminale, nel 1911, lavorarono a ritmo serrato arrivando a scriverne altri 31 entro il 1913. Dopo la morte di Souvestre l’anno successivo, e la partecipazione di Allain al conflitto mondiale, quest’ultimo scrisse in solitaria altre 11 opere sul personaggio. A oggi, sono stati realizzati numerosi adattamenti a fumetti, per il cinema e la tv. Ero quindi curioso di sapere come fosse veramente questo primo romanzo su una creatura letteraria della quale, in realtà, conoscevo poco.
Un libro che mi ha accompagnato per buona parte di quest’anno è la raccolta completa delle opere di Lovecraft (1890-1937), celebre scrittore di Providence che è assurto ad autore cult dopo la morte. L’edizione che ho letto è quella della Newton&Compton che, oltre a contenere tutti i romanzi e i racconti, presenta anche i testi poetici, alcuni saggi e uno stralcio dell’epistolario. Nonostante alcuni refusi e un paio di difetti nell’edizione ebook, il suo valore quanto a raccolta il più comprensiva possibile è innegabile. Non saprei dire perché abbia deciso di leggere l’opera omnia, dato che era un autore che mi interessava, ma probabilmente non fino a questo punto. Tuttavia, è accaduto proprio ciò, anche se la lettura del voluminoso tomo è stata intervallata da numerose altre nel corso di mesi. Capirete, quindi, la mia difficoltà a commentare in un articolo solo tutti questi racconti e romanzi, anche variegati per tematica. Non posso certo analizzarli uno per uno, ma devo dare un’idea complessiva. Ci proverò.