Avete presente quando vi viene un improvviso attacco di nostalgia per i deserti? Probabilmente no. A me a volte capita e così mi sono ritrovato a pensare al cuore rosso dell’Australia, che lambisce il Great Sandy Desert – che si estende verso Ovest fino all’Oceano Indiano – e giunge al Simpson Desert – che si sviluppa verso Est. Nel mezzo, shrub, scrub e outback. Cioè, steppa e zone semi-aride. Il cosiddetto cuore rosso, in realtà, è anche abbastanza giallo e arancione, ma certamente è caldo. E poi ospita uno dei simboli del Paese, ovvero Uluru, nota anche come Ayers Rock.
Giungendo in aereo, abbiamo avuto la possibilità di ammirare dall’alto il famoso inselberg e devo dire che è una visione davvero spettacolare. L’aeroporto ha le dimensioni di una stazione per autobus e appare così immerso nel nulla che sarei stato già soddisfatto della gita dopo pochi minuti dall’arrivo. La cittadina di Ayers Rock – se cittadina si può chiamare – è sostanzialmente una serie di alberghi per ospitare i turisti (peraltro non ho gustato una carne di canguro buona come quella preparata a Sydney). La gente è qui per vedere la roccia, del resto poco importa.
E anche noi l’abbiamo vista. All’alba, al tramonto, in pieno giorno… Si dice che Uluru cambi colore con la luce solare, assumendo sfumature diverse in base al momento della giornata. Vero, e molto bello da ammirare, ma dopotutto ogni cosa cambia colore con la luce. Quindi okay intortare i turisti, ma non esageriamo. A me, poi, è piaciuto molto anche il paesaggio circostante, che ho immortalato insieme alla roccia. Le zone desertiche australiane, inoltre, sono particolarmente ricche di verde – in termini relativi – rispetto ad altre nel mondo. Questo anche grazie a un’erba infestante che, una volta giunta sul continente, non si è stati in grado di estirpare. In origine, il panorama era molto più “sabbioso”. La terra arancione, comunque, affiora ovunque.
Se ne avete la possibilità, consiglio di fare una camminata lungo i sentieri predisposti, potreste avere la fortuna di incrociare un po’ di fauna locale. Io, a parte insetti e qualche sporadico uccello, ho visto poca roba.
Una guida mia omonima ci ha pure accompagnati a visitare da vicino Uluru. Era una persona abbastanza svogliata e dalla parlata cadenzata, oltre a puzzare leggermente (ma le mie compagne di viaggio ne hanno ammirato la bellezza), quindi in realtà non ci ha fornito grandi informazioni sulle leggende locali o la geologia del posto. Camminare tra le spaccature nella roccia, toccarla con mano e vedere una piccola polla d’acqua nell’ombra delle insenature – con tanto di pitture rupestri – è stata però una bellissima esperienza.
E Kata Tjuta? Be’, questa è un’altra attrazione del Parco Nazionale. Noti un tempo come Monti Olgas, sono una massiccia formazione rocciosa a poca distanza. Anche qui, il rosso/arancio regna sovrano, il caldo è abbastanza opprimente e il paesaggio desolato. Che potrei desiderare di più da una vacanza? Forse, un lago salato immerso nel bush. Così, ci siamo recati in auto verso Lake Amadeus, così chiamato in onore di Amedeo di Savoia. La zona è infestata da mosche. Non lo si crede finché non lo si vive, ma questi insetti sono numerosissimi e amano attaccarsi alla faccia delle persone, perciò potete procurarvi un pratico cappello con retina prima di recarvi sul posto. La vista, però, non è male. Oltre al lago – distesa bianca di sale – si vedono solo la lunghissima strada che si perde in entrambe le direzioni e l’aridità.
Bene, ora che vi ho parlato di questi luoghi, ho ancora più nostalgia dei deserti. A quando il prossimo?
sì facile invogliare la gente parlando delle bellezze del deserto, omettendo però che è là che ci stanno i mostri terrestri dell’australia XD
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Eh, io in un deserto, uno qualsiasi, non ci sono mai stata, ma vorrei.
Sono totalmente inadatta ai luoghi caldi e aridi, la mia speranza però è di poter visitare un giorno la Giordania e godere, rigorosamente di notte, del silenzio del deserto e del cielo stellato libero.
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Difficilotto da organizzare, ma chissà.
Se non sei adatta ai climi caldi, hai mai valutato l’ipotesi di un deserto freddo? La Patagonia, ad esempio, oppure, più semplice e vicino a noi, le highland islandesi.
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Opzioni interessanti, ma non credo mi schioderei dal mio divano per queste.
Né lo farei per la Giordania, del resto, se non sapessi che esistono viaggi organizzati che includono proprio le soste tra beduini 😉
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Ok, come non detto. 😅
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😀
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Dalle tue foto ha luci ancora diverse da quando l’ho visto io 🤩
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