Vi è mai capitato di trovarvi in un ambiente così caldo da non riuscire a tenere gli occhi aperti, tanto bruciavano?
Come forse sapete, bazzicando questo blog, amo il caldo e amo visitare deserti. Non voglio dire che non soffra mai le alte temperature, ma non ne faccio una tragedia e le sopporto bene. Anche nelle varie località aride che ho visitato, non ho avuto particolari difficoltà. Eppure, ad Amboy (California), mi sono trovato proprio nella situazione descritta sopra. Non sono mai riuscito a chiarire esattamente il perché: la temperatura era sopra i 40°C, alta ma non inaudita. Eppure mi sentivo – e non ero il solo – come se un phon acceso mi sparasse aria rovente in faccia per tutto il tempo. Gli occhi lacrimavano e dovevo sbattere le palpebre in continuazione.
Che ca…spita ci facevo lì, vi chiederete.

Se si vuole andare in auto dalla California all’Arizona, passare per Amboy non è così improbabile. Soprattutto se si considera che è una “pittoresca” località lungo la celebre Route 66. La famosa strada, a dire il vero, l’avevo già vista a Los Angeles: nello specifico, il suo troncone finale. Tuttavia, le lunghissime route che si perdono in un paesaggio sconfinato e arido sono tutta un’altra cosa rispetto alle highway circondate da palme della metropoli.
Amboy, che quando ci sono stato contava 6 abitanti e immagino sia rimasta più o meno a quei livelli, consta di un motel e di una pompa di benzina. Un gruppo di case o baracche e una chiesa sul lato opposto della Route 66 completano le attrazioni. Dimenticavo! Il piccolo negozio che ospita folle e folle di turisti, che si rifugiano al suo interno per ripararsi dalla calura. Il climatizzatore fa quello che può, la calca e il calore corporeo sembrano voler riprodurre in piccolo le temperature esterne.
Insomma, razionalmente parlando non è niente di ché, ma Amboy ha il fascino nel paesello perso nel nulla che abbiamo visto tante volte nei film americani.
Non ci sono solo realtà del genere. Attraversando il Nevada, abbiamo fatto tappa a Laughlin. Piccola (ma dopo Amboy sembrerà una metropoli), sorge lungo il fiume Colorado – piuttosto limaccioso. La sua scarsa celebrità la deve al fatto che si era deciso di renderla una nuova Las Vegas, ma il progetto fallì. Qualche traccia del tentativo rimane, infatti alcuni casinò si concentrano nei pressi del fiume. Non è un brutto posto, se non avete pretese. Certo, ha un vago sentore di degrado e l’idea del piano andato male mette un po’ di tristezza, solo parzialmente compensata dalle luci delle sale da gioco. Vicino al fiume c’è pure un ipermercato nel quale ho comprato un cappello da cowboy.
La cosa che più mi è rimasta impressa, forse, è il condizionatore a palla nella camera d’albergo. Era così freddo che abbiamo acceso il riscaldamento, benché fuori ci fossero tipo 44°C. Questo perché le finestre erano sigillate, suppongo per prevenire suicidi o incidenti. Ma, come ho già avuto modo di dire, del risparmio energetico in America importa piuttosto poco.

Tornando sulla Route 66 e giungendo infine in Arizona, abbiamo sostato a Seligman, nella contea dal bellissimo nome di Yavapai. Qui si vede benissimo come la strada storica sia la principale fonte di guadagno del paesotto. Numerosi motel, cafè e, soprattutto, negozi di souvenir vi ricorderanno che siete in America e che siete sulla Route 66. Gli oggetti in vendita sono molto variegati e spesso pure pacchiani. Nondimeno, è questo che il turista si aspetta dagli U.S.A., giusto? Chincaglieria in metallo e ruggine, t-shirt di ogni genere, auto d’epoca, sagome di John Wayne e James Dean… se avete soldi da buttare, è il posto che fa per voi. C’è da dire che mi sono divertito molto – complice l’amico con cui ho viaggiato – perché, se da un lato si può parlare di postacci e robaccia, dall’altro si respira l’aria di un Paese – l’America – che appartiene al “nostro” mondo culturale, all’Occidente, ma che è comunque molto differente.

A proposito della Route 66 mi è piaciuto leggere in “In viaggio contromano”, di Michael Zadoorian.
Ottimo libro, per altro; la trasposizione in film invece ancora mi manca.
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Non l’ho mai letto, grazie per la segnalazione.
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