LIBRI: Pharsalia

di Marco Anneo Lucano

Dato che ultimamente ho voluto tartassarvi con delle opere epiche – che l’anno scorso avevo un po’ trascurato – vi propongo un testo che ci viene dal mondo latino: forse non uno dei poemi più importanti della storia dell’epica, ma un’opera piuttosto nota per chi studi la letteratura romana e un valido esponente della cosiddetta “età argentea”. L’autore (vissuto tra il 39 e il 65 d.C.), era di idee decisamente ribelli e sgradite ai poteri forti, come vedremo. Ne è prova il fatto che venne costretto da Nerone a suicidarsi, come altri grandi esponenti della letteratura dell’epoca, tra cui Seneca e Petronio.

Titolo alternativo del libro è La guerra civile, questo perché il tema è proprio il conflitto occorso tra Cesare e Pompeo. Lucano ci presenta il primo come un dittatore – nel senso peggiore del termine – e un uomo privo di scrupoli e di integrità morale. Per l’autore, il condottiero è stato colui che ha portato alla fine della Repubblica e, di conseguenza, dei valori e dei principi che avevano reso grande Roma. Sostanzialmente, è un liberticida. Per far passare il concetto della disprezzabilità di quest’uomo, Lucano non esita a inserire alcune forzature storiche: sappiamo che Cesare fu, generalmente, piuttosto clemente con gli sconfitti e raramente il barbaro che viene qui descritto.
A fargli da contraltare è Pompeo che, pur costituendo l’ultima speranza per la salvaguardia dello Stato, viene rappresentato come non all’altezza. Forse l’aver subito una sconfitta campale dopo l’altra non ha giovato molto alla sua immagine, e Lucano non lesina su questi spiacevoli episodi. Tuttavia, rimane “il meno peggio” e la sua morte viene descritta in tutta la bassezza che la caratterizzò (venne tradito dal faraone Tolomeo XIII e decapitato).
L’unico personaggio veramente positivo è Catone l’Uticense, esempio di totale rettitudine e vero paladino della causa del senato e delle virtù romane. Lucano si sofferma particolarmente su questa figura, rendendola il vero eroe del poema.

Il testo è abbastanza lungo, ma si legge bene. Stilisticamente, è piuttosto innovativo per l’uso di un linguaggio talvolta aspro, crudo, tagliente, proprio come le armi che si scontrano e la violenza di una guerra fratricida. Non manca un tocco tragico, dovuto al fatto che il finale dell’opera non può che essere negativo (il testo, tuttavia, si interrompe bruscamente al decimo libro, causa morte dell’autore). Non c’è nulla di eroico o mitico nella vittoria dei cesariani: vincitori che scrivono la Storia, ma che non per questo sono dalla parte del giusto.
Altro elemento di novità nell’epica latina è il “realismo” degli eventi, nei quali è totalmente assente l’intervento divino. Il soprannaturale non ha posto, solo le azioni e le decisioni umane influenzano gli eventi. In questo è particolarmente “anomalo”, in quanto si dovrà attendere parecchi secoli per trovare un’altra opera altrettanto priva di temi religiosi. Questo non vuol dire che non ci siano esagerazioni o licenze artistiche, così come qualche – limitato – elemento fantastico.
Un vero peccato che Lucano ci abbia lasciati così giovane, perché era una voce innovativa e fuori dal coro, oltre che stilisticamente interessante. Avevo letto qualche passaggio a scuola e riprendendo il libro in mano temevo di trovarlo pesante e un tantino indigesto, invece è filato liscio e mi ha sorpreso positivamente.

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7 risposte a LIBRI: Pharsalia

  1. The Butcher ha detto:

    Un’opera che lessi anni fa e che mi affascinò veramente tanto. Una recensione davvero ottima!

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  2. Nick Shadow ha detto:

    Librone fantastico!
    È vero che il soprannaturale non ha posto, ma la scena nel primo libro con l’aruspice, e certa filosofia di fondo, di guerra atroce e onnipresente, con un Cesare quasi “luciferino”, è, a mio avviso, del tutto dalle parti dell’horror!
    Quella di Canali è una eccellente traduzione, ma il lavoro sul testo (traduzione e commento critico) che mi conquistò a mille è stato quello di Renato Badalì (UTET prima e Garzanti poi)

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  3. Paolo Fontanesi ha detto:

    Ho letto l’opera la primavera scorsa durante il look down e non la ho gustata molto: mi è parsa troppo retorica. Ho apprezzato più il coraggio dell’autore nello scrivere il poema che il poema stesso. D’altra parte Dante mette Lucano tra i grandi poeti del Limbo (Inferno canto IV v 90) e senz’altro se ne intende più di me…
    Aggiungo alcune curiosità non molto note:
    1) nel 1630 il poeta inglese Thomas May decise che era il momento di finire la Pharsalia lasciata incompiuta da Lucano: pubblicò così i sette libri della sua Continuation, fino alla morte di Cesare, in versi inglesi; e nel 1940 ne diede la versione in metrica latina, il Supplementum Lucani; ho trovato la sua opera senz’altro meno poetica ed originale, ma anche meno pesante dell’opera di Lucano;
    2) della grande fortuna della Pharsalia nel medioevo sono testimonianza le traduzioni, anzi meglio gli adattamenti in varie lingue: in prosa irlandese, In Cath Catharda; in prosa norrena, Rómverja saga, la Saga dei Romani; in franco-veneto, il poema di Nicolò di Verona; ed in antico francese Le Roman de Jules César di Jean de Thuin: attraverso essi si può osservare la trasformazione del personaggio di Cesare, da eroe negativo ad uno dei nove Prodi delle leggende medievali.

    Scusate la lunghezza.

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