LIBRI: Fugitive Anne

di Rosa Caroline Praed

Praed 01Molto bene, molto bene! Dopo avervi parlato di uno dei più celebri romanzi australiani, posso tornare a rimestare in ciò che mi si confà di più: le opere misconosciute.
Fugitive Anne: A Romance of the Unexplored Bush (1903) è un libro che ho scelto di leggere per il suo essere “anomalo”. Si tratta di quello che definirei un romanzo d’avventura pulp, sul livello di quelli che si trovavano all’epoca sui giornaletti. Ha però la particolarità di essere stato scritto da un’autrice – in genere sono più gli uomini a sbizzarrirsi in queste produzioni di vasto consumo ma modesta qualità – e per di più australiana. Come se non bastasse, il riassunto prometteva la presenza del tema del lost world, ovvero di una civiltà perduta, generalmente scoperte in Africa, America o Asia… non certo in Australia. Una combo che non poteva che spingermi ad affrontare il romanzo.
Ok, direte voi, ma è gnocco? ‘nsomma.
Al di là della vicenda surreale – ma questo è necessario accettarlo in tale tipo di libro – non mancano i difetti. Il principale, a mio avviso, sono i personaggi. Partiamo dalla protagonista: inizia come donna forte, coraggiosa, che cerca la libertà dal marito oppressore e violento, che ha sposato solo per le necessità economiche della madre. I primi capitoli sono entusiasmanti, il giallo si mescola all’avventura in luoghi esotici! Però poi questa tipa si rivela abbastanza sciapa e anzi verso la fine pare quasi mancare di personalità, dipende sempre più dall’uomo che prima invece salvava e guidava. Insomma, tutta la tiritera sulla donna indipendente va un po’ a farsi friggere.
Ecco un faceto scambio con il tizio di cui si innamora:

<<Ti ringrazio con tutto il cuore per non esserti mostrata più intelligente della maggior parte delle donne.>>
Anne fu sopraffatta dalla confusione e dalla vergogna: […] pianse nel sentir nominare la sua stupidità. Anche questo era una cosa da donne, e lui glielo disse.

Rendiamoci conto…
Poi c’è lui, l’uomo con cui immancabilmente deve finire accoppiata: un esploratore. Insulso come poche creature nel globo terrestre, sembra totalmente incapace di creare una scaletta delle priorità. Quando è evidente che sono prigionieri della civiltà perduta che hanno scoperto, pensa ancora a studiarne i geroglifici e a dove trovare la miniera di opali. Piuttosto mentecatto.
Nelle parole dell’autrice:

un uomo come tutti gli altri, che cambiava facilmente giudizio a causa dei sotterfugi di una donna intrigante e della volgare tentazione dell’alcol.

Più avanti, la tocca pianissimo:

L’uomo è un animale ottuso, e sta solo iniziando a comprendere i meccanismi della mente femminile.

Il terzo incomodo è un aborigeno che funge da imprescindibile aiutante, esperto, sveglio eccetera e al tempo stesso macchietta comica che si esprime in un inglese storpiato che alla lunga risulta fastidioso (e che non sempre ho compreso alla prima lettura). Un plauso all’autrice che – da quello che so – aveva una mentalità molto aperta nei confronti degli indigeni, piuttosto avanti per l’epoca. Dal romanzo, però, non traspare tantissimo.
Gli altri sono abbastanza insignificanti, tranne la cattiva principale che effettivamente svolge benissimo la sua funzione di irritare.

Il libro è pure piuttosto lungo, varie volte ho notato che saltando dei paragrafi la lettura non ne era inficiata. Non voglio essere frainteso, ho letto tutto, ma mi sono accorto che molte parti erano superflue.
Cioè, ve ne sto parlando per dirvi che fa schifo? Ma no, non è peggiore di tanti altri, ma certo a salvarlo sono le sue peculiarità di cui sopra, che ne fanno se non un unicum, un qualcosa di piuttosto raro. Per il resto, a me – ma, ripeto, a me – non ha fatto impazzire. Cercando di restare obiettivi, probabilmente non è peggio di tanta produzione di Burroughs o Rider Haggard.
Nonostante le uscite infelici – ma per me divertenti – riportate prima, non mancano momenti di riflessione significativi sulla necessità di cambiare la mentalità dell’epoca:

Tutti sembrano pensare che poiché una povera ragazza presso l’altare ha fatto voto di amare, onorare e obbedire, e di essere fedele fino alla morte, deve portare questo peso sempre, non importa se ciò le fa soffrire un perenne martirio; non importa neppure se l’altro contraente [l’uomo] è fedele al giuramento.

Da leggere assolutamente? Certo che no. Però mi andava di parlarvene.

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3 risposte a LIBRI: Fugitive Anne

  1. Austin Dove ha detto:

    mi ha ricordato molto Tommynockers di SK da come ne hai parlato

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