LIBRI: Storia della frontiera #6

Bentornati! Questa volta – ultimo appuntamento, almeno nelle intenzioni odierne, con la Storia di frontiera di Paesi diversi dagli USA – vi porto a conoscenza di argomenti davvero ignorati in Italia. Se nei precedenti post ero bene o male riuscito a trovare qualcosa anche tra le pubblicazioni nostrane, in questo caso ho attinto direttamente a quelle dei Paesi in oggetto, dato che ricerche svolte anni fa mi avevano fatto gettare la spugna nel mercato italiano. Vi propongo quindi alcuni testi utili per conoscere nazioni molto poco trattate da noi.

NUOVA ZELANDA
Date le sue caratteristiche fisiche, in particolare le ridotte dimensioni e un avvio della colonizzazione “a macchia di leopardo” lungo le coste, si tratta di una Storia della frontiera piuttosto atipica, ma che presenta anche tratti in comune con le altre. Il periodo interessato è di difficile definizione. Se ufficialmente le guerre neozelandesi coprono il periodo tra il 1845 e il 1872, il processo di conquista del territorio è senza dubbio iniziato prima e terminato dopo. Personalmente porrei l’inizio al 1772 (uccisione di alcuni marinai francesi sbarcati) o al 1822 (primo insediamento europeo) e la fine al 1907 (ottenimento dello status di Dominion). Si tratta però di pure congetture personali.

Frontiera NZ 01Maori Fortifications
di Ian Knight, 2009, Osprey Publishing
La Osprey è specializzata in pubblicazioni sulla Storia militare e, tra i tanti temi trattati, c’è anche quello proposto in questo agilissimo volume (65 pagine): i pa, ovvero i fortini in legno realizzati dagli indigeni. Pur avendo parecchi tecnicismi per via dell’argomento trattato, si legge molto velocemente ed è arricchito da varie immagini, foto e piante di progetti. L’analisi mostra accuratamente le differenze tra i pa dell’epoca precedente all’introduzione delle armi da fuoco e quelli successivi, sia nei conflitti degli anni ’40 che in quelli degli anni ’60. Se inizialmente erano pensati per durare e la loro perdita era un duro colpo anche psicologico, contro gli inglesi vennero utilizzati come modo per infastidire il nemico e fargli subire perdite nella conquista, ma erano considerati sacrificabili fin dall’inizio, infatti venivano abbandonati appena la loro caduta era inevitabile. Lettura molto carina su un tema inusuale.

Frontiera NZ 02The New Zealand Wars 1820-72
di Ian Knight, 2013, Osprey Publishing
Questo libro fa il paio con il precedente: stesso autore, stesso editore, pressapoco stesso tema; come il precedente, molto corto (50 pagine) e riccamente illustrato. Utile per avere un quadro più completo e “generale” sui conflitti che hanno interessato i maori e gli inglesi. Una caratteristica della storia della Nuova Zelanda è l’influsso avuto dal contatto con i bianchi sulle società indigene prima ancora che tra europei e nativi ci fossero scontri: la scoperta delle armi da fuoco favorì un conflitto intestino tra i maori che, pur rendendoli più preparati ad affrontare in seguito i britannici, ne minò la società e la popolazione. (Qualcosa di analogo accadde con le “guerre del castoro” in Canada).

ARGENTINA
Benché gli insediamenti europei fossero presenti da secoli, curiosamente in Argentina non si fece un vero sforzo di colonizzazione e avanzamento della frontiera fino alla seconda metà dell’Ottocento. Intorno al 1870, infatti, poteva dirsi sotto il reale controllo del Paese solo l’area circostante Buenos Aires: neppure tutta la provincia era libera dalle incursioni e dagli insediamenti indigeni! Una volta presa fermamente la decisione di provvedere, il processo di sottomissione del territorio fu tuttavia molto rapido, tanto che nel 1885 poteva dirsi sostanzialmente concluso.

AlsinaAdolfo Alsina: Caudillo y Estadista
di Gastón Pérez Izquierdo, 2010, Fundación Dr. Emilio J. Hardoy
Sebbene esista qualche articolo su rivista specialistica, quanto a libri l’argomento è veramente carente, perfino in spagnolo. Sono riuscito a reperire solo questo saggio che ritengo sia poco diffuso (su Amazon non l’ho trovato), poco più che un esercizio di stile degli esperti del settore. Non è privo di difetti, ma tocca accontentarsi per forza di cose. Il libro è una biografia – quasi una agiografia, oserei dire – quindi ripercorre la vita e la carriera del politico. Di conseguenza, le parti di mio interesse sulla frontiera sono abbastanza limitate. Forse un po’ troppo romanzato, è scritto con uno stile e un modo di esporre non sempre accattivanti. Tuttavia, occorre ripeterlo, ci si deve accontentare.
Adolfo Alsina è stato governatore della provincia di Buenos Aires e ministro della guerra. Sua ossessione fu la “conquista del deserto”, dove per “deserto” si intendeva sostanzialmente il territorio che non era sotto controllo bianco, in pratica quasi tutto il Paese. La sua idea fu di respingere gli indigeni con una massiccia operazione militare. E fin qui, nulla di eccezionale. Il problema era, però, che finché i territori liberati non erano ampiamente popolati dai coloni, gli indigeni ritornavano sul posto e continuavano a scorrazzare: da secoli andava avanti in questo modo. Il ministro decise allora, una volta “ripulita” la provincia, di incrementare la presenza di fortini militari e di soldati. Inoltre, fece realizzare la “zanja”, lunghissimo fossato seguito da terrapieno che percorreva tutto il confine del territorio appena conquistato. Questo rendeva praticamente irrealizzabili massicce incursioni ostili e il furto di bestiame, essendo impossibile scavalcare un simile ostacolo con cavalli e bestie.
Sebbene il resto del Paese, e in particolare il sud, siano stati conquistati successivamente da Julio A. Roca, l’input dato da Alsina fu determinante. Una storia che sarebbe per me molto interessante approfondire, che purtroppo sembra però dover restare nell’oblio.

CILE
Quella tra europei (Regno di Castiglia, poi Spagna e infine repubblica cilena) e indigeni mapuche è considerata a volte la guerra più lunga della Storia: 1536-1881. In realtà la cosiddetta guerra di Arauco non fu un conflitto permanente, bensì uno stato di conflittualità latente che ha alternato scontri armati ad atti di guerriglia e momenti di calma. I mapuche ebbero inoltre un forte influsso sugli indigeni argentini, che ne assimilarono tratti culturali e a volte furono spinti da questi alla ribellione armata contro gli europei.

Frontiera Cile 01Vida fronteriza en la Araucanía: El mito de la Guerra de Arauco
di Sergio R. Villalobos, 1995, Andres Bello
La situazione è leggermente migliore per il Cile che per quanto riguarda l’Argentina, ma è comunque abbastanza difficile reperire dei saggi validi. Questo di cui vi parlo è piuttosto datato, ma ancora interessante. Ne è stata scritta anche una versione leggermente ampliata, Vida fronteriza en Chile, in cui semplicemente si parla anche del nord. La frontiera più importante fu però quella con il sud, per molto tempo assestatasi lungo il fiume Bio-Bio, che rimase un po’ il simbolo del divario tra due parti del Paese  (una sorta di equivalente del Missouri). Pur accennando alle varie fasi conflittuali tra le culture che si sono scontrate in Cile, l’autore evidenza soprattutto i rapporti pacifici di convivenza. Per forza di cose, indigeni ed europei si trovavano a convivere su un medesimo territorio, finendo con lo svolgere scambi commerciali, accoppiarsi o influenzarsi a vicenda. Il tema principale è quindi quello della “vida” appunto, in un contesto piuttosto difficile e pieno di sospetti reciproci, che dovevano necessariamente essere accantonati per il normale svolgimento dell’esistenza quotidiana.

Naturalmente, se conoscete testi interessanti su questi argomenti, sono gradite informazioni! Voi avete mai avuto qualche curiosità verso questi posti?

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3 risposte a LIBRI: Storia della frontiera #6

  1. Sam Simon ha detto:

    Anche la nuova Zelanda che conosciamo oggi nasce su un genocidio, come l’Australia (e gli Stati Uniti, e l’America Latina e via e via). Che tristezza.
    Bello però questo aspetto strategico dei fortini!

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  2. Post molto stimolante, su argomenti che poco si vedono trattati.

    Piace a 1 persona

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