di David Grann
Negli anni ’20 gli indiani Osage erano probabilmente il popolo più ricco del mondo: la loro riserva si trovava sopra a immensi giacimenti di petrolio e chiunque volesse estrarlo doveva pagare loro ingenti interessi. Già da queste premesse ci sono tutti gli ingredienti per qualcosa di losco. Indiani ricchi? Abominevole, per un’America e un West da poco usciti dall’epoca della frontiera. Possibilità di lauti guadagni sfruttando le falle nel sistema? Una situazione che attira uomini senza scrupoli come il miele per le mosche. Basti pensare che all’epoca un indiano non era quasi mai ritenuto in grado di gestire da sé il proprio denaro (era considerato più o meno come un bambino) e doveva affidarsi a un amministratore, ovviamente bianco.
In questo contesto piuttosto malato di grande bonanza, iniziano ben presto a moltiplicarsi spiacevoli episodi. Un ricco indiano muore in circostanze circospette. Poi un altro. E un altro ancora. Una serie di omicidi per la quale i membri della tribù chiedono giustizia, ma questa tarda ad arrivare. Alla fine il governo federale invia alcuni uomini di quell’ufficio ancora in formazione che – anni dopo – prenderà il nome di FBI.
Di Grann avevo già letto un altro saggio, che mi era piaciuto. Dal momento che anche Killers of the Flower Moon (questo il titolo originale) tratta un argomento che sembrava interessante, ho deciso di bissare. Non ne sono affatto pentito. Con una grande abilità di intrattenitore, lo storico ci illustra le macabre e tristi vicende che caratterizzarono il periodo tra il 1921 e il 1926 in Oklahoma. A poco a poco emerge una ragnatela di corruzione, strapotere, avidità e familismo. Leggendo sembra di trovarsi di fronte a un romanzo, tanto la Storia supera la fantasia e tanta è l’abilità dell’autore nel presentare in maniera accattivante dei fatti di cronaca.
Dalle pagine emerge con chiarezza come il neonato Stato dell’Ovest si trovasse in una situazione di passaggio tra due epoche. Il mondo indiano con le sue tradizioni e il ruolo dell’istituzione della “riserva” risalgono al secolo precedente, ma il boom del petrolio è qualcosa di molto novecentesco. Allo stesso modo, tanti uomini d’affari di Osage County sono reduci di un mondo di cowboy, quali loro erano. Le cavalcate e le auto di lusso, un complesso sistema di corti statali e federali e una giustizia che stenta ad arrivare di fronte all’impunità della violenza, moderni metodi di indagine forense che muovono i primi passi e bande di rapinatori di treni e banche. Il passato e il futuro fanno a cazzotti.
Anche i detective inviati a indagare sono ex-mandriani e sceriffi, uomini di frontiera, reputati più adatti a risolvere il caso dei damerini dell’Est, pure tanto cari a Hoover. J. Edgar, direttore dell’FBI, è figura centrale che tira le fila di un’indagine difficilissima, che giungerà a una conclusione ma che lascerà aperti molti dubbi.
Nell’ultima parte del libro, Grann mette in evidenza i tanti quesiti aperti che non ottennero mai risposta e che oggi, cancellate o perse le prove e morti i testimoni, posso solo avere ipotesi di risposte, non certezze.
In italiano il saggio è stato pubblicato da Corbaccio nel 2017. Lo consiglio caldamente a chi ami la Storia e i crimini del passato.
Martin Scorsese si è detto interessato a girare un film tratto dal libro, con Leonardo DiCaprio e Robert De Niro nel cast. Attendo trepidante.