Man Walking Around a Corner, 1887, Regno Unito, regia di Louis Aimé Augustin Le Prince
Oggi torno, dopo tanto tempo, a parlare di cinema. A spingermi a farlo è la visione di questo capolavoro, sperando che la mia recensione induca qualcuno di voi a dedicare due secondi del suo tempo alla pellicola di Luis Le Prince.
L’aspetto più interessante del film è senza dubbio la scelta del tema da trattare: originalissimo per l’epoca e poco ripreso anche successivamente. Il titolo, inoltre, mantiene le promesse perché effettivamente ci viene mostrato quanto, doverosamente, eravamo indotti a credere. Detto titolo è per me molto azzeccato, poiché cattura subito la curiosità e ha una certa altisonanza. Traspaiono sia la quotidianità di una semplice azione, sia i numerosi misteri e interrogativi dietro a quel gesto: chi è il protagonista? Perché compie quell’azione? Cosa si cela oltre l’angolo? Sono metafore di dilemmi e quesiti cui l’uomo si trova di fronte da sempre e che il cinema, quello migliore, deve essere in grado di riproporre.
Tecnicamente parlando, è ineccepibile. Nella sua versione restaurata, poi, è un vero piacere per lo spettatore. L’uso sapiente di luci e ombre mette in risalto il bianco e nero. Quest’ultimo a sua volta evidenzia il grigiore di un paesaggio urbano indefinito, difficile da collocare. Il film è stato girato a Parigi, ma dalle immagini mostrateci l’ambientazione non è facilmente riconoscibile. A mio personalissimo avviso, si è trattato di una scelta felice, che – come gli elementi narrativi già sopra citati – mette in contrasto la quotidianità di un normale quartiere cittadino con una certa aria di degrado metropolitano, accennata dagli edifici in stato di apparente incompiutezza.
Passando a parlare della recitazione, credo che poche volte abbiamo assistito a performance così intense. L’attore protagonista si cala perfettamente nei panni di un comune cittadino intento alle proprie attività, quasi inconsapevole di stare per prendere parte a un evento storico. Ancora una volta siamo indotti a porci degli interrogativi, in particolare sul passato del personaggio: perché quella camminata apparentemente ciondolante? Forse vecchie ferite del passato? Interrogativi che la sceneggiatura sceglie sapientemente di far sorgere nelle nostre menti, ma di lasciare nel vago. Una nota di merito per i costumi, splendidamente in linea con le ambientazioni. Davvero si tratta di uno one-man-show.
Si capisce subito che il regista francese, oltre che dedito ai film, era anche un esperto tecnico capace di inventare nuove strumentazioni a favore di questa arte. Così come si evince il suo essere uomo di mondo, infatti ebbe esperienze negli Stati Uniti e in Regno Unito: in quest’ultimo Paese ha diretto le sue opere principali. La sua vita e questo suo capolavoro ispirano e incuriosiscono ancora oggi, tanto che è stato girato un documentario in merito, The First Film (2015). Di lui avevo già parlato anch’io.
Se l’Academy fosse esistita, Man Walking Around a Corner avrebbe fatto incetta di premi, innanzitutto Miglior film straniero.
Visione consigliatissima.
mi hai incuriosito!
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Nell’articolo ho messo il link al film completo.
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Sì, quando ho un po’ di tempo me lo voglio vedere. Grazie 😊
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Affascinante, sorprendente e anche un po’ inquietante.
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Mmh… percepisco ironia!
Mi sembra che si inquadri nel filone dei film in stile L’Arrivée d’un train en gare de La Ciotat e La sortie de l’usine Lumière girati ed usciti 7 anni più tardi.
Sono i primi esperimenti di cinema, alla fine senza questi corti (questo poi è veramente corto!!!) non si sarebbe sviluppato il mezzo cinematografico che tanto amiamo! :–)
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La recensione è ironica, ma sono serio nel volerlo omaggiare!
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