LIBRI: Charlie Chan e la casa senza chiavi [Scoperti su WP #4]

Eccomi nuovamente a parlare di una serie di libri che ho potuto scoprire grazie ai blog di WordPress! Se tempo fa avevo fatto affidamento su blogger che “conosco” da diversi anni, questa volta mi rifaccio a scoperte più recenti (diciamo dell’ultimo biennio).
Iniziamo con un personaggio presentato da inchiostronoir.

Bigger 01Charlie Chan compare per la prima volta nel 1925 per opera dello scrittore americano Earl Derr Biggers (1884-1933). I suoi tratti peculiari sono l’essere cinese e l’essere obeso, ma non c’è spazio nei libri per il razzismo o il body shaming. Lo stesso autore aveva deciso di creare un personaggio così anomalo per l’epoca perché contrario alla diffusa idea del “pericolo giallo”, che si poteva riscontrare ad esempio nei romanzi sul Dottor Fu Manchu. Detective presso la polizia di Honolulu, in House Without a Key deve indagare sull’omicidio di un ricco esponente della famiglia Winterslip.

Il libro è stato una piacevole sorpresa. Credevo fosse solo una lettura leggera di intrattenimento e, pur confermandosi tale, l’ho trovata permeata di un’ironia che non mi aspettavo. In particolare, l’autore fa leva sulle differenze esistenti tra i rappresentanti dell’alta società dell’Est – tra tutti un cugino della vittima proveniente da Boston e sua zia – e la vita molto più rilassata, festaiola e “libertina” nelle Hawaii. Osservate come vengono descritti i pensieri di John Quincy Winterslip mentre viaggia per la prima volta nell’Ovest americano.

Si sentì come se per un tempo eternamente lungo avesse osservato pianure senza fine punteggiate qua e là da case anti-estetiche i cui inquilini senza alcun dubbio non avevano mai ascoltato un’orchestra sinfonica.

Ma le Hawaii costringono a rivedere le proprie convinzioni e convenzioni: è una società multi-etnica, dove non c’è spazio per le differenze razziali (non nella loro accezione negativa).

“Amos!” urlò Miss Minerva. “Quell’uomo… lui…”
“Charlie Chan” spiegò Amos. “Sono contento l’abbiano portato qui. È il loro miglior detective”.
“Ma… è cinese!”
“Senza dubbio.”

A onor del vero, l’autore non poté però resistere dall’inserire comunque alcuni stereotipi, ad esempio una parlata storpiata. Se inizialmente la trovavo fastidiosa da leggere, con il tempo mi sono abituato, complice anche i modi affettati, l’eccessiva eleganza e la punta di ironia di cui il detective fa sfoggio, con l’aggiunta di citazioni dalla filosofia orientale.

“Le semplici parole,” disse Chan, “non possono esprimere il mio illimitabile piacere nell’incontrare un rappresentante dell’antica civiltà di Boston.”

Non mancano alcune “stranezze” nella struttura del romanzo. Il presunto protagonista, Chan, non compare che a un quarto del libro. Le indagini sono svolte non solo da lui, ma anche da diversi suoi colleghi e superiori “bianchi”, così come da John Quincy, il cugino della vittima. Quest’ultimo può definirsi il vero personaggio principale, tanto che nel corso nel libro ci interessiamo alle vicende della sua famiglia e ai suoi interessi amorosi, così come al suo rivedere i propri schemi mentali relativi a Boston e al resto del mondo.

E qui devo citare nuovamente le Hawaii. Le descrizioni di Biggers sulla vita nelle isole fanno venire voglia di preparare le valigie e visitarle. Sebbene già allora ci si lamentasse di come fossero cambiate negli ultimi anni – e quindi possiamo immaginare quanto siano diverse oggi! – le immagini evocate delle spiagge, delle onde, delle musiche degli ukulele, dei tram, dei ristoranti di varie nazionalità, dei negozi, del vento caldo e della brezza, delle palme, dei drink… trasportano in un altro mondo. Più di quanto mi aspetterei da un libro giallo. L’arcipelago conquista il lettore come conquista i personaggi.
Le navi e i viaggi, i marinai e i traffici, i passati sordidi dediti a loschi commerci, i missionari e i contrabbandieri… sono anche un elemento fondamentale delle indagini e del libro nel suo complesso. Viavai di merci e persone, Honolulu è uno snodo cruciale tra due mondi.

Il signor Kipling si era sbagliato, rifletté il ragazzo, l’Est e l’Ovest potevano incontrarsi. L’avevano fatto.

Concentrandoci sugli aspetti più “noir” del libro, il caso da risolvere è interessante, anche se non il più macchinoso o coinvolgente che abbia mai letto. Tuttavia la quantità di sospettati e i misteri che si celano dietro al passato e al presente dei personaggi rendono la narrazione molto accattivante. C’è da dire che varie evoluzioni nelle indagini avvengono per colpi di fortuna, oltre che per deduzioni dei detective.

Il libro è consigliato, perfetto per una lettura estiva sotto l’ombrellone. In Italia è stato pubblicato diverse volte, non è difficile reperirlo. In tutto l’autore ha scritto sei romanzi incentrati su Charlie Chan e il personaggio è comparso in vari film e serie tv.
Concludo con un altro esempio di ironia di Biggers.

Si voltò verso Miss Minerva. “Conto su di lei, in ogni caso. Sa ragionare bene, chiunque potrebbe capirlo.”
“Grazie” disse.
“Quasi quanto un uomo” aggiunse.
“Ecco, ha rovinato tutto.”

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2 risposte a LIBRI: Charlie Chan e la casa senza chiavi [Scoperti su WP #4]

  1. inchiostronoir ha detto:

    Sono felice di averti fatto scoprire un personaggio che ti piace così tanto, grazie per avermi menzionato!

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  2. Baylee ha detto:

    Ho il mammuttazzo dedicato a questo detective, magari quando ho finito quello dedicato a Philo Vance, vado a fare conoscenza con Charlie Chan.

    Piace a 1 persona

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