Rieccomi con un altro sotto-genere del western, che questa volta nasce dalla commistione con il musical. Invero non sono stati realizzati molti prodotti che fossero una fusione di questi generi, ma dato che comunque esistono ve ne propongo una selezione.
Sette spose per sette fratelli
Seven Brides for Seven Brothers, 1954, Stati Uniti, regia di Stanley Donen
Sono abbastanza sicuro che questo sia il titolo più celebre dei tre che vi propongo oggi. Non è difficile che siate incappati in questa pellicola durante la programmazione invernale, quando vengono proposti filmetti a volte datati per scaldare il cuore e staccare il cervello. Be’, direi che SSPSF rientra abbastanza bene in questa descrizione. Mescolata ad una buona dose di commedia – dovuta più alla ridicolezza della vicenda e al modo di fare dei personaggi che alle battute in sé – e condita con frequenti canzoncine di dubbia qualità, questa pellicola ci riporta nell’Oregon di metà Ottocento. Un tempo e un luogo duri, in cui la fiQa a volte scarseggiava. Così, quando uno dei sette fratelli Pontipee porta a casa la tanto agognata moglie, gli altri sei decidono che è ingiusto che loro si rimanga senza. Così, viene organizzata un’azione stile ratto delle sabine.
Film di una leggerezza impressionante – che non so quanto passerebbe la censura oggi – non deve essere visto con chissà quali pretese qualitative.
Oklahoma!
Oklahoma!, 1955, Stati Uniti, regia di Fred Zinnemann
Inserisco questa pellicola soprattutto per la fama del regista (è lo stesso di Mezzogiorno di fuoco) e per la sua relativa celebrità.
Il mio parere personale però è che si tratti di una lunga e pesante palla. La storia ruota intorno ad una donna (Gloria Grahame) che è corteggiata da due tipi, che se la contendono con maniere più o meno forti. L’ambientazione è quella dell’Oklahoma a cavallo tra XIX e XX secolo, che a quanto pare era foriera di romance, perché più o meno tutti nei paraggi hanno dei flirt in corso. Il tema del passaggio da Territorio a Stato e delle rivalità tra agricoltori e mandriani è – purtroppo, oserei dire – trattato solo secondariamente. Peccato, perché forse avrebbe giovato un po’ alla scarsa verve del film.
L’opera si aggiudicò gli Oscar per il miglior sonoro e la per la miglior colonna sonora, quindi almeno da quel punto di vista si può dire che fece centro e raggiunse il suo scopo. Ma forse sono io ad essere troppo critico, non so.
Esiste anche un remake teatrale del 1999 con Hugh Jackman, che ritengo un po’ più vivace, anche se sempre piuttosto lungo.
La ballata della città senza nome
Paint Your Wagon, 1969, Stati Uniti, regia di Joshua Logan
Jean Seberg interpreta una donna risoluta amata da due uomini allo stesso tempo e, sebbene questi due uomini siano personificati da attori del calibro di Clint Eastwood e Lee Marvin, calza perfettamente nel proprio ruolo. Il terzetto si presta complessivamente molto bene a questo film allegro e faceto, che pur avendo momenti riflessivi e quasi toccanti, è molto difficile da prendere sul serio.
I tre danno infatti vita ad una vita di bigamia stile mormone ma al contrario (una donna e due uomini), dopo che i due con il pene si sono litigati la donna. E hanno pure un discreto successo come pionieri, rendendo prospera una cittadina nata dalle ricchezze di una vena d’oro.
Sebbene a cantare siano soprattutto i protagonisti, può capitare che tutta la cittadina si metta ad intonare qualcosa. In questo caso le musiche non rallentano la narrazione, né risultano pesanti, ma spesso contribuiscono all’ironia della storia.
Vedere un giovane e quasi imberbe Clint darsi a questa pellicola farsesca mi ha un po’ sconvolto, anche se positivamente, e ho potuto vederlo cantare, sapendo che è un amante della musica.
Per l’elenco complessivo dei sotto-generi western che sto trattando. —> Qui.
Sono meglio gli spaghetti o gli americani?
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Immagino tu parli in generale e non per questo specifico sottogenere!
Ti riporto quello che scrissi anni fa in una discussione (civile) in merito che ebbi su un sito.
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Si il genere western in generale. Mi ricordo una frase detta da di caprio in c’era una volta a Hollywood in cui criticava gli spaghetti western
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Come, la censura, a proposito di SSPSF?
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Mah, le questioni di genere. Per me avrebbero molto da ridire sulla visione delle donne nel film.
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Oh.
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