Bentornati! Do il via alla mia superflua iniziativa di parlarvi di film western più o meno significativi, suddivisi per sotto-generi.
Inizio con i contemporary western, definizione spesso utilizzata per indicare quei film ambientati in epoca contemporanea che hanno vari elementi che possono associarli al genere western; io la utilizzo in senso ampio per indicare quei film western ambientati dopo il periodo classico del genere.
Solo sotto le stelle
Lonely Are the Brave, 1962, Stati Uniti, regia di David Miller
Un Kirk Douglas particolarmente efficace in questa classica storia di un uomo che non vuole arrendersi ai vincoli che la modernità gli impone. Nell’ambito dei contemporary western questo è un tema molto frequente e non di rado i protagonisti sono mandriani, campioni di rodeo o semplici sognatori di un’epoca che fu.
L’intramontabile tema della lotta tra i propri ideali e desideri e un mondo che costringe a metterli da parte è reso in maniera molto buona e, inevitabilmente, viene da parteggiare per il romantico cowboy a cui le autostrade, il filo spinato e le leggi hanno tolto la possibilità di vivere come avrebbe voluto. Chi, infatti, non si sente almeno un po’ oppresso dalla società moderna, che pare voler soffocare l’indipendenza, la diversità, la voglia di sognare, per irregimentare tutti in uno standardizzato progresso?
Perfetto Douglas in questa parte, benché più tragica di tante altre sue interpretazioni. Da notare anche Walter Matthau nella parte dello sceriffo che gli dà la caccia, pur provando in fondo una certa simpatia per il cowboy ingiustamente imprigionato e sfuggito al braccio della legge.
Fortissimo il (voluto) contrasto tra la cavalcata per i campi e il caotico traffico automobilistico, evidenziata sia in apertura che in chiusura di pellicola.
Hud il selvaggio
Hud, 1963, Stati Uniti, regia di Martin Ritt
Questo è forse uno dei più blasonati e apprezzati contemporary western che siano stati prodotti. L’interpretazione di Paul Newman è azzeccata, mi verrebbe da dire “come sempre” perché ho un debole per questo attore, o almeno per i film in cui recita. Qui veste i panni di un giovane scapestrato dedito all’alcol e sciupa-femmine. Sullo sfondo di un ranch in cui il bestiame si ammala, si vive tutto il dramma familiare, in particolare il conflitto tra padre – pieno di solidi e vecchi principi – e figlio.
Non c’è molto da dire, in realtà. Il film è senza dubbio intenso e, per certi aspetti, straziante: ci si chiede quanti problemi e quanti dissidi dovranno affrontare i protagonisti e, pur avvertendosi un finale tragico già dall’inizio, non si può fare a meno di sperare che tutto ciò volga al meglio, o perlomeno che finisca in fretta. Invece no, dura quasi due ore. Però sono due ore di vero cinema.
Un problema d’onore
In Pursuit of Honor, 1995, Stati Uniti, regia di Ken Olin
Questo non è senza dubbio uno dei più famosi o rappresentativi titoli del sotto-genere, ma lo voglio ricordare perché mi ha colpito favorevolmente pur non essendo – appunto – celebre.
Siamo negli anni ’30 e l’uso dei cavalli nell’esercito è ormai obsoleto. Un ordine dall’alto impone l’uccisione di centinaia di questi animali diventati inutili, ma i soldati incaricati di eseguire la direttiva si rifiutano di compiere la strage. Don Johnson e Craig Sheffer impersonano i protagonisti, due sottufficiali che guidano la truppa ribelle nella sua fuga con la mandria.
Inevitabilmente visti come disertori, vengono braccati dai loro commilitoni per ristabilire l’ordine. Il loro coraggio è però ammirevole, dal momento che sono disposti a sacrificare tutto – la carriera e, forse, anche la vita – pur di non eseguire qualcosa che ritengono immorale e ingiusto.
Si tratta di una produzione a budget tutto sommato ridotto e anche il cast non presenta nomi di spicco; lo stesso regista è più noto per le serie tv che per i film. Eppure il risultato finale è intrigante e senza dubbio riuscito. Se per caso vi capitasse tra le mani, dategli una chance.
Hell or High Water
Hell or High Water, 2016, Stati Uniti, regia di David Mackenzie
La violenza nel moderno Sud-Ovest è senza dubbio palese in questo film, che per certi versi sembra volerci dire che negli Stati Uniti la gente vive e si comporta come un secolo e mezzo fa. Anzi, probabilmente il livello di sicurezza nelle strade è nettamente inferiore. Fatto sta che molti degli elementi tipici del western fanno capolino in questo thriller molto ben confezionato: il conflitto tra piccoli proprietari e grandi compagnie, il tentativo di salvare il ranch, le rapine, la caccia all’uomo…
Due fratelli cercano di evitare che la banca sottragga loro il terreno di famiglia e per farlo si mettono a svaligiare proprio le banche. Uno dei due tipi è nettamente più psicotico, l’altro più freddo e calcolatore.
Bellissima quanto buffa la scena della gente che organizza una posse per occuparsi dei fuorilegge. Sembrano pronti a rischiare la vita ma, non appena vedono a rischio la carrozzeria delle loro auto, fanno dietro front immediatamente. Mah…
Nonostante qualche forzatura o esagerazione qua e là, l’ho trovato molto ben sceneggiato e tutto sommato coinvolgente, mi sento di consigliarlo.
Esistono numerosi contemporary western e perciò dedicherò ad essi un ulteriore articolo, ma alcuni faranno comunque capolino quando parlerò di altri sotto-generi.
Alla prossima!
Per l’elenco complessivo dei sotto-generi western che sto trattando. —> Qui.
Pingback: DELIRI GENERICI E FILM: Presentazione di un’iniziativa inutile | Delirium Corner
Paul Newman è anche uno dei miei preferiti, anche se il film per me emblematico, perché legato alla persona con cui l’ho visto, è La vita a modo mio.
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Pingback: FILM: 4 western “contemporanei” che meritano #2 | Delirium Corner
Di Paul Newman è molto bello anche La dolce ala della giovinezza. E tra i western “contemporanei” è indimenticabile anche questo: https://wwayne.wordpress.com/2019/08/18/un-grande-uomo/
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Ne parlerò in futuro, anche a me è piaciuto molto.
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