Stephen Crane (1871-1900) è stato uno scrittore americano ritenuto oggi uno dei primi e principali rappresentanti del naturalismo negli Stati Uniti. Ebbe una vita breve ma intensa e, pur raggiungendo una notevole fama, è stato studiato e apprezzato soprattutto dopo la sua morte. Oggi voglio parlarvi di tre suoi romanzi, accomunati dal tema bellico: ho voluto affrontarli (anche) perché riguardano conflitti sui quali raramente ho trovato letteratura.
Il segno rosso del coraggio (The Red Badge of Courage, 1895)
Questo è senza dubbio il libro più famoso di Crane. Si svolge durante la Guerra di Secessione americana e sostanzialmente riporta i dubbi e le paure di un giovane appena arruolatosi nell’esercito nordista. In pratica, questo ragazzo di belle speranze si accorge, una volta di fronte al pericolo, di non essere coraggioso come pensava e di volersene tornare a casa. L’intero romanzo è una profonda analisi psicologica del protagonista e mostra nel dettaglio la sua evoluzione e i mutamenti nei suoi pensieri. Potrei senza dubbio riportare alcune citazioni, ma ho preferito non farlo proprio perché ogni singola fase nel filo dei pensieri del giovane ha una sua ragione d’essere e un suo fascino. Certamente ci sono scene di azione e di battaglia che rimpolpano la trama, ma il fulcro rimane l’analisi interiore. Per questo motivo può risultare un po’ pesante e a tratti forse anche ripetitivo, ma ritengo che sia molto valido, oltre che un importante spaccato nella narrativa americana. Il libro è così realistico che in molti credettero che l’autore fosse un veterano della Guerra civile!
Active Service (1899)
In questo caso Crane si occupa di un conflitto che conosceva, avendo fatto il reporter di guerra in quel periodo. Durante la guerra greco-turca (1897), un gruppo di turisti americani si ritrova bloccato vicino al confine tra i due belligeranti, nei pressi di Nicopoli (allora nell’Impero ottomano).
Il problema del libro è che la guerra in cui è ambientato fu un conflitto minore, durato appena un mese e con poche vittime. Di conseguenza l’autore deve trovare altre tematiche per dare corpo ad una trama: la scelta ricade sulle vicende amorose dei protagonisti, con una sorta di triangolo corredato di tutta una serie di comprimari più o meno gelosi o coinvolti.
Mi dispiace dirlo ma questo romanzo mi è parso piuttosto noioso e, pur non essendo scritto male, non vedevo l’ora di terminarlo per passare ad altro. I personaggi, poi, sono abbastanza insulsi. Due donne si contendono e amano un uomo e, per farglielo capire, lo trattano di merda; lui salta dall’una all’altra, una sera sta per fare sesso con la prima, il mattino dopo (o quasi) dichiara il proprio amore alla seconda. Devo dedurne che questo genere di rituali di corteggiamento e flirting erano una merda anche un secolo fa?
La cosa più divertente, almeno per me che non sono particolarmente politically correct, sono le descrizioni che vengono fatte dei greci, che presentano i soliti elementi evidenziati dagli abitanti di un Paese più sviluppato nei confronti di uno arretrato: gli ellenici sono quindi pigri, menzogneri, ruffiani, casinisti, sempre pronti a spillare soldi agli stranieri, ma con poco senso del dovere.
Il proprietario, che indossava una camicia sporca, poteva essere udito sempre a lamentarsi, dicendo al mondo intero che si approfittavano di lui, ma gli era rimasta prontezza di spirito sufficiente per far pagare a tutti prezzo triplo con un’efficienza quasi ebrea.
[…]
Blaterava della propria missione con metà della gente che incontrava per strada. In molti paesi sarebbe finito rapidamente in prigione, ma tra persone la cui esistenza si basa sul parlare a vanvera, le sue stupidaggini non destavano alcun sospetto sulla sua sanità mentale.
Wounds in the Rain (Wounds in the Rain, 1900)
Ma, in ogni caso, lo spagnolo dai capelli rossi era morto. Era irrevocabilmente morto. E per quale scopo? L’onore della Spagna? Sicuramente l’onore della Spagna avrebbe potuto esistere senza la morte violenta di questo povero contadino dai capelli rossi.
Temevo di trovarmi di fronte ad un mattone come il precedente, ma per fortuna sono stato smentito. Anche in questo caso Crane narra di un conflitto di cui fu reporter, la Guerra ispano-americana (1898) nel suo fronte cubano.
Grazie anche alla struttura formata da una serie di racconti, la lettura è risultata piuttosto veloce. Il linguaggio rimane abbastanza verboso, ma tutto sommato le storie narrate sono coinvolgenti. Forse la meno riuscita è War Memories, la più lunga, sebbene sia probabilmente quella con più elementi autobiografici; il protagonista sembra un ingenuo viziato e la narrazione è troppo caotica e frammentaria.
Non manca una buona dose di critica verso la guerra, vista come sacrificio di vite più che come ottenimento di gloria. Allo stesso modo, l’eroismo lascia spesso spazio ad altri sentimenti più realistici, come la paura di morire o l’insofferenza per quanto patito. Viene fatto spesso uso di ironia per evidenziare le mancanze del genere umano.
Quindi andò sulla cima dello sperone e, voltando la schiena al fuoco spagnolo, iniziò a fare segnali alla Dolphin. Di nuovo lasciammo ad un uomo solo il possesso di una determinata parte dello sperone. Non lo volevamo. Poteva averlo tutto per sé più che volentieri. Se il giovane sergente avesse avuto il vaiolo, il colera o la febbre gialla, non avremmo potuto scivolare via più velocemente.
Infine, una serie di stoccate sessiste (non dico che non possa avere assistito a simili scene di persona, ma diciamo che oggi sarebbe più difficile per frasi del genere passare la censura).
In città ritrovavano la parola e davano vita ad uno schiamazzo come raramente se ne sono visti. In particolare le donne; sono loro che immancabilmente confondono il senso delle cose, e ci si poteva chiedere meravigliati se quella folla di galline farfuglianti e irresponsabili avesse già dimenticato che quella città era stata il letto di morte, per così dire, di decine di uomini valorosi il cui sangue non era ancora asciutto.
Bell’articolo, soprattutto perchè non conoscevo l’autore.
Sul fatto dei greci, secondo me perchè gli europei occidentali rimasero scioccati ai tempi della guerra d’indipendenza greca. Gli intellettuali accorsero in massa pensando di trovare gli eredi di Pericle e Leonida e invece si trovarono di fronte un altro mondo e un altro modo di concepire la guerra,
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