Ebbene sì, non leggo solo poemi epici e saggi storici. Mi dedico anche ai romanzi, spesso quando sono in cerca di un intrattenimento rilassante. A tale scopo, penso che quelli da me definiti “americanate” siano i più adatti: si tratta, in sostanza, di quei prodotti sfornati in continuazione e destinati ad un (presumibilmente) ampio pubblico anche non avvezzo alla lettura. Elementi tipici sono i misteri (spesso storici), l’azione, le sparatorie, qualche elemento fantascientifico se non addirittura fantasy.
Tra gli autori di cui ho letto più romanzi, c’è questo Glenn Cooper, che anni fa mi aveva attirato con un suo libro, ma che poi non ho mai affrontato. Fino all’anno scorso.
La sua opera più famosa è la trilogia della biblioteca dei morti, quella che l’ha lanciato. A mio avviso si tratta di una storia basata su un’idea piuttosto azzeccata, in grado di portare a sviluppi senza dubbio avvincenti, come in effetti è stato. Naturalmente per affrontare questo tipo di romanzi è necessaria una certa sospensione dell’incredulità. E’ stato asserito che il migliore della trilogia è il primo e concordo con questa opinione. Non che gli altri due siano da buttare, ma è evidente che a calcare troppo su un’idea, per quanto buona, si rischia di renderla trita e ritrita. Esiste poi anche un racconto breve pubblicato solo in e-book e facente parte di questa serie, ma che non ho letto.
Fanno parte di questa serie:
- La biblioteca dei morti (Library of the Dead, 2009) (Nord, 2009, ISBN 9788842916062 – Tea, 2010, ISBN 9788850222452)
- Il libro delle anime (The Book of Souls, 2010) (Nord, 2010, ISBN 9788842916604 – Tea, 2011, ISBN 9788850225798)
- Il tempo della verità (The Library Card, 2012) (Nord, 2012, ISBN 9788842922759) (racconto)
- I custodi della biblioteca (The Librarians, 2012) (Nord, 2012, ISBN 9788842920007)
E gli altri libri? Se si cerca un intrattenimento puro e semplice, possono andare bene. Non si tratta però sempre di lavori di gran pregio o particolarmente originali o eccessivamente credibili.
Nello specifico:
“La mappa del destino” è forse il migliore, anche se ha alcuni elementi che ricordano un po’ troppo “I custodi della biblioteca“, come il gruppo di bifolchi armati che custodiscono un segreto (e che a quanto pare costituiscono un problema anche per eserciti nazionali…). Tuttavia la presenza della preistoria come argomento lo ha avvantaggiato nei confronti di un mio giudizio.
“Il marchio del diavolo” è secondo me più mediocre, così come “L’ultimo giorno“, in cui ho trovato elementi che mi hanno ricordato romanzi di Douglas Preston, in particolare “Eresia” (il predicatore moderno che attira un sacco di folle in un’area rurale). Dal punto di vista scientifico, però, riesce ad essere quasi credibile, a differenza del romanzo successivo, “Il calice della vita“, che è davvero… troppo.
Non ho (ancora?) letto “Dannati“, perciò mi astengo dal giudicarlo.
Gli altri romanzi di Cooper sono:
- La mappa del destino (The Tenth Chamber, 2011) (Nord, 2011, ISBN 9788842916710 – Tea, 2012, ISBN 9788850227372)
- Il marchio del diavolo (The Devil Will Come, 2011) (Nord, 2011, ISBN 9788842916727 – Tea, 2012, ISBN 9788850229673)
- L’ultimo giorno (Near Death, 2012) (Nord, 2012, ISBN 788842920021 – Tea, 2013, ISBN 9788850232130)
- Il calice della vita (The Resurrection Maker) (Nord, 2013, ISBN 9788842920014)
- Dannati (Pinhole) (Nord, 2014, ISBN 978-88-429-2465-4)
Un difetto non trascurabile di questo autore è a parer mio la ripetitività. Complice forse il marciare sempre sullo stesso genere, i suoi romanzi a lungo andare cominciano ad assomigliarsi un po’ tutti. Ma l’elemento che probabilmente più genera questa sensazione è la presenza di personaggi sempre uguali: il protagonista è un tizio forte e robusto, ma anche intelligente, che si ritrova per caso una compagna d’avventure che alla fine (o magari anche a metà) si porterà a letto senza troppi tentennamenti. Questo, in particolare, accomuna la trilogia della biblioteca dei morti a “La mappa del destino” (dove però se ricordo bene il protagonista è solo intelligente) e a “Il calice della vita“. Nella trilogia, però, perlomeno il personaggio principale è meglio caratterizzato. Si allontana da questo cliché “Il marchio del diavolo“, dove invece è una donna a coprire il ruolo principale e, pur con qualche tentennamento, non finisce a letto con un bellone di passaggio.
Altro elemento frequente (fa eccezione solo “L’ultimo giorno“) è la presenza di capitoli ambientati nel passato, dove si narrano le vicende di personaggi storici che hanno a che fare con l’avventura del protagonista ambientata nel presente. Può essere una trovata gradita o meno. A me non dispiace, anche se trovo che i personaggi storici e le loro vicende siano narrati in maniera più raffazzonata rispetto a quanto avviene per quelli contemporanei, che ci sia, insomma, più frettolosità (del resto non costituiscono il filone principale del romanzo). Non penso però che questi capitoli siano da buttare, anzi.
Infine, un particolare (ma neanche tanto insignificante) è l’idea, usata quasi sempre del protagonista, di cavarsi dai guai (e dai nemici che lo vogliono morto), “rivelando al mondo la verità”. Capisco che possa essere una buona trovata, ma a tutti viene sempre in mente questa soluzione? Davvero, a tutti? Sempre? Mh, sarà.
Sperando di aver un po’ chiarito eventuali dubbi ad eventuali lettori, concludo confermando che, se si cerca un po’ di evasione non impegnativa, Cooper è un autore valido. Se, invece, si vuole qualcosa di più, posso forse suggerire di affrontare “La biblioteca dei morti” e, se convince, eventualmente i suoi seguiti, ma non vale la pena procedere oltre.
Non leggere Dannati (c’è un bellone alla McGyver insopportabile!) Se avessi letto prima questo tuo articolo, forse sarei riuscita a trovare qualcosa di buono in questo scrittore.
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Da allora non l’ho più letto, può darsi che si sia lasciato andare… Anche il protagonista della sua prima trilogia, comunque, era un donnaiolo a cui tutte cadevano ai piedi. Boh.
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Si vede che gli piace questo cliché. A me no, quindi tendo ad evitare libri del genere. Il discorso vale anche per le donne stra belle che fanno girare la testa a tutti i maschietti di turno, eh.
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Sì, ritengo poco probabile che una persona possa avere al suo attivo tantissime qualità positive. In genere i protagonisti dei libri di azione sono già abbastanza forti, discretamente intelligenti e spesso anche abili con le armi e con varie abilità manuali e conoscenze storiche e/o informatiche. Che siano anche belli però no, eh. Un minimo di realismo…
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Anche se, forse, in Cooper più che belli in senso letterale sono fascinosi o comunque in grado di catturare l’attenzione.
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